IL RICORDO DI GIOVANNI FALCONE. “UNA COMMEMORAZIONE SEMPRE PIU’ IPOCRITA”

di Vincenzo MUSACCHIO

Alle commemorazioni della strage di Capaci da oltre trent’anni c’è la gara per presenziare e ottenere visibilità mediatica. La maggioranza presente sul palco però è composta da un gran numero di persone che in vita Giovanni Falcone lo hanno sempre aspramente criticato ed isolato.

Ci sono quelli che disapprovarono la sua legge sul pentitismo, quelli che lo accusavano di abusi nell’esercizio delle sue funzioni, quelli che lo bocciarono ovunque fu candidato per incarichi importanti nella lotta contro la mafia.

Ogni 23 maggio mi sembra di assistere ad un “duello all’ultimo sangue” per accaparrarsi un posto in quello che oggi non temo di definire il “teatrino della falsità”. Giovanni Falcone non merita questo trattamento.

Era un “vero” magistrato, di quelli con alto senso dello Stato e grande spirito di servizio. Uno dei pochi che sapeva come parlare ai mafiosi. Con Tommaso Buscetta, riuscì a costruire le solide basi probatorie del maxi processo contro Cosa Nostra. Con l’assassinio di Giovanni Falcone purtroppo muore anche quella lotta alla mafia fatta con coraggio e determinazione. Il suo lavoro è sempre più dimenticato, anche da tanti suoi colleghi.

Durante le celebrazioni del trentunesimo anniversario purtroppo rivedremo tante maschere, tanta retorica, tantissima ipocrisia. La realtà che nessuno mai ammetterà è che la morte di Falcone ha fatto gioire tante persone dentro e fuori dai palazzi di giustizia e dentro e fuori nelle aule parlamentari.

Prima di morire ce lo disse anche Giovanni Falcone: “Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa Nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi”. Falcone avrebbe voluto sostegno e invece fu abbandonato.

Mi auguro tanto che quello che mi scrisse trentuno anni fa si possa finalmente realizzare e che alla fine arrivino finalmente quei “giovani con nobili ideali” che lui tanto desiderava al suo fianco finalmente arrivino e si impegnino concretamente nella lotta contro le mafie anche in suo nome.

Autore

  • Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.

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