La lotta alle diseguaglianze solleva un grosso interrogativo: dov’è che bisogna intervenire? Ovvero, lo sforzo è di rendere tutti eguali nelle condizioni di partenza o al traguardo finale? La questione non è da poco poiché influisce sul tipo di società e di Stato che saremo chiamati ad edificare
Se si dà prevalenza ad una “eguaglianza in partenza” bisognerà rimuovere ogni indebito vantaggio ed ogni indebito svantaggio che falsi la competizione fra i cittadini. L’uguaglianza nel punto di partenza tende a favorire le capacità dei singoli accettando solo quelle diseguaglianza che si fondano sul valore personale del singolo. Illuminate, per chiarire il concetto, è il favore verso la tassazione successoria in quanto essa porterebbe al riequilibrio delle condizioni di partenza sul presupposto che un’eredità costituisce un vantaggio per il quale l’erede non può vantare alcun merito personale. L’idea è che ogni cittadino si veda riconoscere i frutti del proprio lavoro e delle proprie capacità senza pagare dazio per la classe sociale d’origine.
Si potrebbe obiettare che quella dell’uguaglianza in partenza è una situazione complicata da realizzare e che porterebbe ad uno Stato controllore ed oppressivo. In realtà è vero l’esatto contrario. Del resto già nel novecento si è provato a costruire un sistema di “eguaglianza all’arrivo” nei paesi del socialismo reale: a tutti la stessa macchina, la stessa casa, lo stesso salario, gli stessi passatempi, addirittura in Cina lo stesso numero di figli (uno per famiglia), ed il risultato non è stato soddisfacente. Si crea un sistema in cui si nega la possibilità di influire sul proprio destino perché si assegna lo stesso bene nella stessa quantità a prescindere se lo si meriti o meno. L’eguaglianza in partenza è un concetto, neanche tanto nuovo, che la nostra Costituzione conosce da 75 anni allorché ha posto all’art. 3 quale compito fondamentale della Repubblica la rimozione degli “ostacoli” che “impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Tutti devono poter partire uguali e la libertà sta nel poter diventare diseguali utilizzando il proprio lavoro, le proprie capacità ed i propri meriti.
Ovviamente anche in una società così definita si potranno realizzare storture e, quando le disuguaglianze saranno così sproporzionate ed inaccettabili, si imporrà ugualmente una qualche forma di intervento all’arrivo da parte dello Stato al fine di garantire la dignità della persona (penso a istituti quali il reddito di cittadinanza).
In conclusione, fra l’uguaglianza in partenza e quella in arrivo forse la migliore è un’uguaglianza a metà strada perché, per dirla con le parole di Jean Jacques Rousseau, una società è davvero civile quando “non c’è nessuno così ricco da comprare un altro e nessuno così povero da vendersi”.