TOCCATA  E  FUGA  SULLA  POLTICA  REGIONALE  FRA  IDEE,  PROGRAMMI  E  GATTOPARDI

di Nicola OCCHIONERO

Concluso il rinnovo del Parlamento, anche in Molise si torna a discutere di elezioni regionali, a dire il vero non si è mai interrotto il discorso, quello delle politiche era ormai un risultato conosciuto e atteso, mentre quello regionale è un rebus a cui bisogna dare soluzione attraverso le dichiarazioni e i posizionamenti dei singoli attori politici

Con queste interviste, rivolte ad esponenti che dovrebbero ritrovarsi nella stessa parte dello schieramento politico, cerco di cogliere gli umori e gli orientamenti alla base del confronto.

Come ormai noto, il Pd molisano non celebrerà il congresso locale in linea con quello nazionale,  ma in deroga attenderà la scadenza elettorale regionale. Qualche malumore è stato sollevato all’interno del partito, ma in verità senza troppo scalpore. Anche in Molise il congresso del Pd desta attenzione, almeno per la definizione dei rapporti di forza e la determinazione del perimetro politico della coalizione. Meno interessanti invece sono gli aspetti programmatici, forse come ne “Il Gattopardo” non ci saranno grandi novità, ma questo argomento merita un approfondimento specifico.

In genere i congressi della destra italiana, anche quelli locali, non destano molto entusiasmo e tensione, anche giornalisticamente tutto è sempre piatto e noto: le parole d’ordine, le persone, i programmi, ecc. Una sorta di monotonia politica, che si risolve con la mera presa del potere, è un po’ come coricarsi con una donna al buio e l’indomani non conoscerne il volto, ma l’importante è aver dato fuoco alla libido della vittoria politica.

Tornando al Pd molisano, mi suona in mente il brano “Toccata e Fuga” di Sebastian Bach, che francamente trovo inquietante, ma rende l’idea di ciò che si muove attorno; in pratica il Pd del Molise, come nella composizione di Bach, si distingue per un’apertura di carattere libero (la toccata) e un corpo centrale della composizione (la fuga). Lascio al lettore la libertà di immaginazione.

Parafrasando il celebre brano barocco, come l’organista, provo ad aiutare i “cantori” nell’intonazione iniziale dell’intervista, con l’auspicio di incuriosire il lettore con qualche elemento di riflessione.

La sequenza delle interviste segue una logica, in pratica dai più radicali e determinati nelle posizioni (Terzano e Federico), si passa all’incertezza “piddiana” di Fanelli, nel senso del progressivo evolversi delle questioni di politica interna (al Pd).

Leo Terzano, candidato al Senato nella lista dell’alleanza Verdi-Sinistra Italiana, è persona sensibile ai problemi ambientali e agli impatti che l’inquinamento arreca sulla salute umana e la salubrità dell’ambiente, avvantaggiato anche dalla professione di medico nella comprensione di determinati fenomeni. E’ riconosciuto in ambito politico come esponente ambientalista, ma il suo partito ha trovato espressione nelle istituzioni solo in alleanza con altri soggetti della sinistra:

– Nell’articolo pubblicato su Primo Piano Molise lo scorso 21 novembre, riguardante la conferenza stampa del tuo partito, hai delineato il profilo del  candidato alla presidenza della giunta regionale, quale “Una figura nuova, un ottimo amministratore e in grado di garantire tutti i partiti”, Europa Verde ha individuato la persona da proporre, oppure pensa ad un metodo per giungere all’indicazione?

Considerando che non sarà, l’elezione regionale prossima, la prima esperienza che ci vedrà impegnati nello sforzo organizzativo e politico per partecipare, vincere e governare nell’interesse comune la regione Molise, vorrei precisare, finalmente, l’importanza dei nostri programmi di governo definiti e aggiornati alle esigenze moderne della regione.

Mi riferisco specialmente al tema sanità, con le sue mille difficoltà e la necessaria costruzione di un servizio territoriale che porti, appunto,  prevenzione e salute nei comuni e nelle periferie molisane; specialmente per ricostruire il tessuto connettivo di una comunità e invertire la brutta fase di spopolamento che distrugge i nostri paesi. Per far questo, solo per poter sperare in una inversione di tendenza, sarà necessaria una coesione delle differenti forze politiche che abitano a sinistra e che devono collaborare senza alcun conflitto di interesse nella bisaccia, conflitto che rappresenta il  vero e proprio fattore penalizzante degli ultimi decenni.

In tale quadro, semplificato per necessità di una risposta diretta, Europa Verde ritiene opportuna una scelta politica di una figura con caratteristiche definite, scelta collegialmente e  non imposta  da una sola frazione partitica. Nessuno ha la soluzione facile, in pectore, per risolvere la diatriba, però sono sicuro che insieme e nell’interesse comune troveremo facilmente chi potrà guidare una coalizione per riprendere un discorso progressista, ambientalista e libertario per rivoluzionare la politica e la vita amministrativa e culturale del Molise.

Perciò partendo dalle origini dei partiti di sinistra, dai programmi definiti negli anni non dovrebbe essere difficile individuare una figura di un alto profilo con esperienza amministrativa e gestionale, coerente e senza conflitti di interesse che sappia ridefinire il ruolo della regione Molise nel quadro europeo innanzitutto

– Sempre nel medesimo articolo si fa riferimento all’alleanza Verdi-SI con la quale hai concorso anche tu per il Senato, a quando allora la costituzione di un coordinamento e la nomina di una direzione politica?

Intanto è obbligatorio attendere la costituzione ufficiale della federazione di Europa Verde Molise nei prossimi giorni. Momento determinante per poter stabilire gli organi decisionali e poter definire una linea politica discussa e accettata da tutti gli iscritti. Successivamente credo che vada valutata collegialmente l’esperienza da poco vissuta alle elezioni politiche e coordinarci per capire la formazione della lista di rappresentanza. Apparteniamo a forze politiche minori nella coalizione di centro-sinistra ma che hanno un passato e una storia e una ideologia forte proiettata al futuro grazie alla potenza delle nostre espressioni politiche basate su ideologia ecologista e anti-consumistica.

Neri prende ad esempio le percentuali ottenute nei comuni di Castelbottaccio e San Biase, ma con il dovuto garbo, non credi che sia un pò riduttivo enfatizzare tali risultati in comuni che non raggiungono i trecento abitanti?

La percentuale registrata in alcuni comuni è espressione diretta di aree dove abbiamo avuto l’opportunità di agire e di avvicinare iscritti e simpatizzanti. Non dimentichiamo che negli esempi portati e messi in evidenza abbiamo registrato anche un 4,7% al Senato, del capoluogo regionale, percentuale che non va assolutamente dimenticata. I comuni citati sono stati numerosi, sia in provincia di Campobasso sia in quella di Isernia e sono l’esempio della risposta elettorale che giunge specialmente quando si agisce al fianco dei comitati e dei movimenti.

– Tornando su Neri e rammentando la sua vicinanza all’Onorevole Ruta, possiamo pensare che lo stesso ex parlamentare sia vicino a questa formazione politica?   

Piero Neri ormai già da alcuni anni ha manifestato una vicinanza di idee e di simpatie indirizzate ai problemi ambientali e in generale verdi: dall’accoglienza alla pace, dalle crisi ambientali ai cambiamenti climatici, dalla non violenza allo sviluppo sostenibile della regione e del pianeta tutto. Ha operato bene e con saggezza approfondendo in particolare aspetti di gestione delle acque e delle energie alternative, senza trascurare mai le problematiche vere del Molise sulla sanità. La vicinanza o l’amicizia è un lato visibile e frequente nella nostra provincia che va al di là delle passioni politiche e scelte di partito. Conosco da molti anni Roberto Ruta e saprei perfettamente se ci fosse una vicinanza dell’ex Onorevole al partito di Europa Verde. Ne sarei colpito favorevolmente. Potrebbe significare che dopo tante e annose discussione avrei lasciato un messaggio e piantato un seme.   

Antonio Federico, già parlamentare e consigliere regionale, è tra i fondatori del Movimento Cinque Stelle del Molise e se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, Federico senza un trascorso politico (credo nemmeno in età giovanile) è tra i tanti neofiti che approdano nelle istituzioni grazie all’ondata del consenso “grillino”. Tuttavia si distinguerà in corso d’opera per una dialettica chiara, diretta e trasparente, sinonimo probabilmente di sane intenzioni:

– Il M5S sembra ormai lontano dai Decreti sicurezza di Salvini, abbraccia la causa dei lavoratori, ma non il Pd; in Molise invita la sinistra ad allearsi, ma è ancora algido nei rapporti con il Pd di Facciolla. Il problema è Facciolla?

È passato molto tempo dal Governo con la Lega di Salvini, ma vorrei ricordare che proprio durante il Conte I abbiamo “abbracciato la causa dei lavoratori”, come dice lei: con il decreto dignità per il contrasto alla giungla dei contratti a termine e con l’introduzione del reddito di cittadinanza. Tutte misure propriamente di sinistra ma che la sinistra negli anni non era mai riuscita a realizzare. Oggi in Molise abbiamo avviato un dialogo con i partiti della sinistra storica, quelli ecologisti, le nuove formazioni ed il mondo dell’associazionismo e del civismo. Naturalmente anche con il Partito Democratico ci sono stati momenti di confronto che potranno proseguire solo su base programmatica.

– Su quali punti programmatici essenziali dovrebbe costituirsi un’alleanza?

Sicuramente un focus centrale alla sanità pubblica di qualità allontanando ogni ambiguità politica rispetto al dominus locale della sanità privata: Aldo Patriciello. Riaffermare i valori di universalità ed uguaglianza scritti nella costituzione partendo proprio dalla sanità ed arrivando al contrasto al regionalismo differenziato inteso dalla lega. Il contrasto allo spopolamento delle nostre aree interne affiancato ad un sistema di trasporto pubblico e di infrastrutture degni di questo nome. Il tutto senza proposte irrealizzabili ma con la credibilità e l’esperienza di chi si propone con entusiasmo e disinteresse personale alla gestione della cosa pubblica.

– Greco punta ad una sua riproposizione, oppure il dibattito è aperto, almeno come sembrerebbe?

Andrea e tutti gli altri consiglieri regionali uscenti del M5S hanno lavorato benissimo in questi anni. Ma dicevo proprio che il nostro approccio deve prescindere da interessi personali. Ho la responsabilità della prima forza politica in regione e non posso chiuderla in un fortino ideologico e di pregiudizi. Vogliamo essere protagonisti di un fronte progressista senza imposizioni ma con la determinazione di chi conosce le proprie capacità e vuole metterle a disposizione degli altri.

– Il punto di incontro per un possibile accordo tra il M5S e il Pd, può essere un candidato di sinistra, senza troppo badare alle percentuali, oppure tutto si riconduce ad una prova di forza senza alcuna intesa e possibilità di vittoria?

Ad oggi non so dire con chi riusciremo a chiudere un accordo qui in Molise, ma posso dire con certezza con chi non lo potremo fare: chiunque abbia sostenuto la maggioranza di Donato Toma; il mondo dei riciclati che ad ogni elezione si spostano da destra a sinistra; Calenda e Renzi. Tutti loro sono e restano al di fuori dei nostri radar. Per il candidato presidente andrà fatta una sintesi politica, ma escludo che lo strumento utile possano essere le primarie.

Micaela Fanelli, già segretaria regionale del Pd, il suo esordio in politica coincide con l’elezione alla carica di sindaco di Riccia, ma eredita la passione dal padre, il quale l’ha preceduta nel medesimo incarico. Nel 2011 prosegue con la candidatura alla presidenza della Provincia di Campobasso, in quota centro-sinistra, contro Rosario De Matteis, quest’ultimo sarà il vincitore. La candidatura contro De Matteis scatenerà le ire di Gianfranco Vitagliano, abbandonato sul piano politico da colei che era considerata una fedele collaboratrice: 

– La Dc fondava la dialettica interna e la tenuta dei governi sulla capacità di mediazione tra le correnti, nel PCI invece le correnti erano sottaciute e le diatribe interne trapelavano all’esterno raramente; il Pd molisano che potrebbe definirsi monocolore, data l’estrazione politica/culturale dei maggiorenti del partito, litiga apertamente. Esiste ancora il dualismo tra te e Facciolla?

Sinceramente le ricostruzioni che alcuni giornalisti fanno delle situazioni a volte mi fanno sorridere e riflettere. Avrei molto da dire sulla storia delle correnti nella Dc e nel Pci. Ma anche delle situazioni di molti partiti e movimenti attuali; così come sulla presunta teoria delle estrazioni, che non mi è chiara, ma non ci dilunghiamo e veniamo al punto. Non registro litigi. Ma posizioni che su alcuni aspetti sono legittimamente differenti. Se penso a temi generali, istituzionali, esterni al partito, come il macro-regionalismo, abbiamo opinioni differenti. O se penso ai temi interni al partito, come il congresso, io penso tutt’ora che prima lo si celebrava e meglio era. Mi pare del tutto normale vederla in modo diverso. I partiti servono alla ricerca della sintesi. Le differenze di opinioni sui temi sono sane. Alla fine, abbiamo trovato una mediazione su step progressivi per il regionalismo, come la cooperazione rafforzata che ha sempre proposto il professor Di Giandomenico. E le questioni congressuali le ha decise Roma. E ora siamo nel pieno della discussione congressuale e, viceversa, le posizioni sono molto vicine. Guardiamo alla candidatura di Stefano Bonaccini come quella più inclusiva e capace di favorire un rilancio e una espansione del partito, dopo una fase di difficoltà. Quello che non credo sia sano, è esasperare i personalismi e le conflittualità a fini individuali. E anche su questo, però, voglio dire a quanti tifano per la discordia interna che ripongono male le proprie speranze. A Roma e in Molise. Il Pd ha sempre trovato una quadra e lo farà anche questa volta. Per me l’avversario da battere è il populismo e l’estremismo di destra, il governo Meloni che con la manovra di bilancio toglie ai poveri per dare ai ricchi, la cattiva amministrazione targata Toma, le peggiori posizioni nazionaliste e antidemocratiche che rischiano di avere la prevalenza negli stati occidentali, le culture totalitarie che opprimono la libertà di opinione e le donne. Questi sono i punti veri. La vera partita da vincere.

– L’esperienza di sindaco e di consigliere regionale, ma anche di professionista, ti ha portata ad esplorare i segmenti più artificiosi della pubblica amministrazione, sei in grado di ipotizzare cosa accadrebbe al Molise in una condizione di autonomia differenziata? Se Bonaccini dovesse vincere il congresso del Pd, sarebbe un alleato del Governo su questo tema, tu come ti collochi?

La conferenza delle regioni ha già chiarito la posizione di contrarietà alla proposta Calderoli e Stefano Bonaccini ha eliminato ogni dubbio a tal proposito. Ferma contrarietà al disegno Calderoli anche da me e da noi. La Lega del ministro Calderoli prova ad accelerare una forma di autonomia differenziata di stampo “secessionista” in barba alle richieste delle Regioni e lo fa con un vero e proprio blitz inserito in un articolo, il 143, della Legge di Bilancio che, se approvato, rappresenterebbe una condanna definitiva per tutto il Sud Italia.

Eppure perfino il Molise, con un presidente di centrodestra, ha fatto sapere di volersi attenere alle richieste legittime votate all’unanimità dal Consiglio regionale, su mia proposta, nel febbraio 2019 attraverso una mozione. Parliamo di un atto che va in direzione contraria sia alla Proposta di Legge sull’autonomia avanzata da Calderoli, sia all’articolo ora inserito nella Manovra del Governo e che, di fatto, riprende il tema della destinazione dei proventi delle tasse meno solidale. Ovvero più destinata alle regioni ricche.

Al contrario, infatti, la posizione assunta dal Consiglio regionale su mia proposta già tre anni fa, afferma che prima bisogna individuare, assicurare e garantire i Lep (Livelli essenziali di prestazioni) attraverso una perequazione reale e solidale, soprattutto per le regioni rimaste indietro sulla strada dello sviluppo come il Molise. Ovvero diritti uguali per tutti i territori, soprattutto per sanità, scuola, infrastrutture.

Eppure ora nella norma che il ministero per gli Affari regionali e le Autonomie prova a mettere tra le pieghe del Bilancio si vuole creare a Palazzo Chigi una cabina di regia per definire sì i Lep, ma senza alcun fondo per finanziarli. Un aspetto gravissimo e pericoloso se pensiamo come, in base alla stima fatta da Francesco Boccia, già ministro per gli affari regionali e le autonomie, solo per assicurare i livelli essenziali di prestazione in assistenza, trasporto pubblico locale, sanità e scuola in tutto il Paese servirebbero tra gli 80 e i 100 miliardi. Invece questa norma vorrebbe definirli tutti, assoggettando gli stanziamenti a essi connessi a una Legge di Bilancio da 35 miliardi che servirà per finanziare tutte altre cose.

E poi altra assurda follia quella di pensare a una stessa cabina di regia in mano alla Lega dove si avrà il potere di decidere i Lep e, quindi, le sorti dei territori meridionali. Il tutto scavalcando maldestramente sia il lavoro del CTFS, cioè della “Commissione tecnica per i fabbisogni standard”, sia quello del SOSE “Soluzioni per il Sistema Economico Spa”, ovvero le commissioni tecniche a cui è connessa la determinazione dei Lep e dei fabbisogni standard. Io stessa, ad esempio, ho fatto parte della Commissione tecnica per i fabbisogni standard e ricordo benissimo il buon livello di lavoro raggiunto sui Lep e che oggi, con un colpo di mano, verrebbe annientato.

Infine le due cose più pericolose di tutte: La prima, il ritorno al riferimento alla cosiddetta “spesa storica” che negli anni ha determinato divisioni territoriali, garantendo più fondi a chi già eroga più servizi e meno a chi già non ne riesce ad assicurare; La seconda, l’ipotesi di un commissario al quale affidare le sorti del Mezzogiorno d’Italia se, entro 12 mesi la cabina di regia non dovesse aver trovato la quadra sui Lep.

Insomma, siamo assolutamente convinti che il blitz della Lega inserito nella manovra va assolutamente fermato. Per farlo serve una mobilitazione in difesa dei diritti di tutti.

Su questo, il Partito Democratico è sempre stato chiaro: l’autonomia differenziata potrà avere solo e soltanto un’unica matrice: quella solidaristica e uno Stato che, così come sancito dalla Costituzione, davvero offra pari dignità e possibilità in ogni territorio.

Invece questo centrodestra sta provando ad annientare i diritti del Mezzogiorno, relegando nel silenzio il dibattito parlamentare, perché l’unico obiettivo resta quello di correre verso una secessione che spacca l’Italia in due. In alcun modo, non permettiamolo!

– Il movimento Molise Domani, con cui collaborano Di Stasi ed altri, ha avviato un discorso programmatico che mira anche all’indicazione di un candidato, il M5S attende il responso del vostro congresso nazionale per eventuale alleanza locale, Terzano ha in mente qualche nome, ma si trattiene dal condividerlo, il Pd invece rischia la diatriba interna. In pratica manca un punto di congiunzione, ritieni sia possibile una risposta da sinistra (oltre Pd M5S)?

L’area progressista in Italia e in Molise è composita e differenziata. Lo ritengo un valore. Mi auguro lo sia anche nell’elaborazione delle proposte programmatiche e nell’urna. La ricchezza tuttavia va organizzata e ordinata perché diventi una forza e non una debolezza. A questo servono le regole che il Pd e il campo progressista hanno sempre avuto. Chi arriva oggi nel nostro campo credo sia opportuno e giusto che le rispetti. Mi riferisco in particolare alle primarie di coalizione. Sono nello statuto del Pd. Sono state il metodo di tutti i progressisti in passato. Oggi servono più di prima proprio in ragione delle diversità. D’altronde il Movimento Cinque Stelle ha sempre fatto della partecipazione la propria bandiera. E in Sicilia sono state sperimentate come sistema per addivenire a una soluzione (saltata per motivi “esterni”). Non vedo perché non si debba ricorrere anche questa volta alla decisione popolare, piuttosto che chiudersi nelle segreterie di partito. D’altronde le primarie possono aiutare molto sul piano del coinvolgimento ed essere determinati per ridare entusiasmo e valore al centrosinistra nella sfida contro il centrodestra. Una mobilitazione vasta e capillare, nelle differenze che si riconducono a sintesi, facilita l’esito positivo delle elezioni regionali. Davvero chi le rifiuta fa difficoltà ad argomentare il contrario. Oggi in palio c’è una posta altissima e coinvolgere le persone è fondamentale per battere il centrodestra e l’astensionismo. Con le primarie ci si riesce. È il tempo di ridurre i tatticismi, per puntare al risultato finale, battere il centrodestra. Altri cinque anni sarebbero devastanti per la nostra sanità, il lavoro, i giovani, l’ambiente, lo sviluppo, l’innovazione. Per gli ingredienti che assicurerebbero il benessere che oggi si sta consumando a causa di incompetenza e scelte sbagliate.

Le interviste non si commentano, resta al lettore l’autonomia di giudizio sulle posizioni espresse.

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