Il mito di Matteo Messina Denaro è stato finalmente colpito. È malato ma non anziano, ha solo 60 anni.
Ora ne sentiremo di tutti i colori, ma intanto è stato preso. È stato preso in Sicilia, come tutti gli altri più
grandi latitanti. Una lezione sulla permanenza dei boss di primo piano nei territori che non va mai
dimenticata.
Che risultato! Un risultato di straordinaria portata! La gestione di questo risultato è altrettanto importante quanto lo è il suo stesso conseguimento. Non dobbiamo trascurare il fatto che, dopo una cattura di questa caratura, bisogna evitare di ripetere gli errori del passato. Anche questa è una lezione da non trascurare.
Il padre di Matteo Messina Denaro era morto senza essere catturato. Lui invece sì. Lui non è stato invincibile! Anche su questo profilo sarà decisivo comprendere quanto ancora era al vertice di cosa nostra e se il suo ruolo si fosse indebolito. Un’altra lezione sul piano dell’analisi che ha la sua importanza.
Naturalmente, non dobbiamo dimenticare le tantissime vittime, le stragi e le sofferenze che Messina Denaro ha causato, per evitare che si faccia l’errore di celebrarlo, come è stato fatto con Riina, con la retorica del “capo dei capi”.
È pertanto decisivo fare memoria dei troppi anni di latitanza, affinare le analisi sulle strategie collusive che lo hanno visto sicuramente tra i principali protagonisti del rapporto tra cosa nostra, politica ed economia negli scenari locali e internazionali, durante le varie stagioni, comprese quelle stragiste.
Non dobbiamo inoltre trascurare la mole di materiale accumulato nelle indagini, che adesso andrà analizzato con la massima trasparenza e determinazione, per comprendere anche le più recenti strategie, quelle successive alla morte di Riina e di Provenzano, e le alte protezioni di cui egli ha potuto godere sino al momento della sua cattura in una clinica di Palermo.
Adesso però godiamoci il successo che i carabinieri del ROS, guidati da Angelosanto, e la Procura Antimafia, guidata da De Lucia, hanno portato a compimento, senza abbassare la guardia, senza strumentalizzazioni politiche e senza facili trionfalismi sulla presunta fine della mafia.
La lotta deve continuare, la strada è ancora irta di ostacoli e di insidie per giungere alla sua sconfitta e alla liberazione della nostra democrazia da questo insopportabile condizionamento.