La Giornata della Memoria arriva quest’anno carica di dolore, di conflitti e di tragedie. Innanzitutto, bisogna evitare che l’Olocausto degli ebrei sia ricordato in astratto, senza il nerbo del vissuto. Bisogna far capire alle nuove generazioni quello che è veramente accaduto soprattutto nei campi di concentramento, far conoscere loro la tragica e spesso indicibile vita reale che conducevano gli ebrei, dopo le infami leggi razziali, e tutti gli altri che…
furono costretti con la violenza ad essere prima discriminati e poi deportati, come omosessuali, rom, sinti e caminanti, testimoni di Geova, dissidenti e prigionieri politici. Una vita quotidiana fatta di terrore, lavoro forzato, angherie e sopraffazioni di ogni tipo, percosse continue, fame, mancanza di igiene, negazione del proprio nome e della propria identità, distacco dai figli, tra gli stessi genitori e dagli altri parenti.
Una sorta di via crucis crudele e drammatica.
Per non parlare poi degli esperimenti medici sui corpi vivi e senza anestesia fino ad arrivare alla “soluzione finale”, lo sterminio nelle camere a gas, la Shoah!
Dobbiamo liberare la Memoria stessa dall’essere una semplice e astratta opinione che si limita a confrontarsi con le altre opinioni addirittura “negazioniste” o sottilmente “minimaliste”. La Memoria deve essere fondata su quello che successe concretamente, anche se la consapevolezza della cruda realtà porta con sé dolore e sofferenza, e deve essere fonte rigogliosa di impegno attivo e vitale per orientarci nelle scelte odierne e impedire che simili tragedie possano ripetersi.
La Memoria così si cala anche nelle contraddizioni del nostro tempo travagliato dalle violenze delle guerre. Si staglia dentro la stessa contraddizione del conflitto tragico tra Palestinesi e Israeliani.
La Memoria ben coltivata non fa sconti alle atrocità di Hamas su adulti, giovani e neonati.
La Memoria ben coltivata chiama in causa le violenze inaudite che le scelte di Benjamin Netanyahu stanno provocando ai civili, adulti e bambini, palestinesi che vivono nella striscia di Gaza.
La Memoria impegnata e attiva deve adoperarsi per liberare sia gli ostaggi nelle mani di Hamas sia i prigionieri palestinesi rinchiusi senza processi e garanzie nelle carceri di Israele. Deve darsi da fare per il cessate il fuoco, per portare cure e viveri in Palestina e puntare dritti alla soluzione diplomatica di “due Popoli, due Stati”.
Il resto è niente!