UNO STRANO “COMPAGNO” DI VIAGGIO

di Nicola OCCHIONERO

Mentre leggo la notizia dell’accostamento renziano rispetto all’alleanza progressista, casualmente ascolto il celebre requiem Dies irae di Verdi, brano straordinario che il maestro scrive dopo la morte di Manzoni.

Mi viene in mente una modesta riflessione, cerco di accostare l’ira divina di Verdi e quindi la sequenza di timpani che annunciano il giudizio di Dio, alla sfrontatezza di Renzi che non conosce vergogna e pentimento, ma cinismo ed egocentrismo.

Mi do una risposta alla paesana maniera, senza scomodare il noto Giuseppe…Verdi, passi il detto popolare: chi tenè facce se marite e chi no rèste zite.

Mi diverte (quasi) leggere il dibattito interno al Pd sulla questione di Renzi come “compagno” di viaggio per battere la destra. Leggo di fischi alle feste de l’Unità, commenti sul web, ecc.

A parte il bon ton di circostanza di alcuni dirigenti e parlamentari di area, c’è una base popolare fatta di elettori, attivisti e amministratori locali che pensano sia giunto il momento che Renzi e la sua cricca paghino il conto delle malefatte e delle blasfeme ingiustizie inflitte ai lavoratori. Devo ammettere che mi associo ben volentieri a questo pensiero, ma la mia formazione (o deformazione) tardotogliattiana mi impone una valutazione più analitica e seria, ci provo: se allearsi con Renzi significa acquisire maggiore consenso, bene allora discutere di alcuni punti programmatici essenziali sui quali una ipotetica maggioranza converga senza che il governo imponga il voto di fiducia.

Ma la domanda è: dov’è finito il consenso di Renzi? La risposta è presto trovata, Italia Viva non gode di buona salute e Renzi con essa, il requiem gli si addice.

Provo a immaginare una corretta linea di partito attraverso cui un dirigente analizza il contesto internazionale e nazionale e cerca una collocazione, del governo che sarà, nello scacchiere delle relazioni; bene, Renzi non è funzionale al miglior scopo, a causa degli interessi professionali-economici che scaturiscono dai rapporti con alcuni magnati e governanti invisi all’intero occidente, senza indagare sulle motivazioni.

Mi sforzo ancora un po’ e cado/scado nella cosiddetta dietrologia che vede trame dappertutto: sarà una strana coincidenza, ma nel momento in cui le campagne referendarie sul “Job act” (di renziana memoria) e sull’autonomia differenziata raccolgono una straordinaria adesione di firme, il toscano dalla lingua più veloce di una Smit-Wesson fa sapere che in fondo non si è mai dimenticato del suo primo amore. Ripeto, cado/scado nella dietrologia e penso che Renzi abbia ricevuto il suo nuovo incarico (da chi?): far perdere l’area progressista e fermare la ripresa di una nuova stagione di riforme che con i referendum trova una base popolare pronta al cambiamento. 

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