Ahou Daryaie ti ammiro perché ci hai fatto comprendere ancora una volta che la dignità dell’essere umano non ha prezzo. Una donna così è da ammirare e perché no da amare. Ha messo in gioco la sua vita per non perdere la sua dignità. Ahou
Daryaei ti ammiro e ti vorrei come sorella, come compagna, come amica perché saresti preziosa e avresti da insegnarmi tanto. Vivi in un Paese dove le bambine, le ragazze e le donne hanno meno diritti e più limitazioni rispetto a bambini, ragazzi e uomini. Un Paese in cui una giovane donna non può farsi vedere in minigonna e a capo scoperto. Dal 1979 è vietata la partecipazione femminile nello sport. Le ragazze non possono frequentare la facoltà di giurisprudenza e tutti i magistrati donne sono state destituite della loro funzione. Assieme all’obbligo di indossare l’hijab, le donne e le ragazze iraniane devono sottostare a una serie di restrizioni ai loro diritti e alle loro libertà. Non hanno il diritto di cantare (se non sono accompagnate in un duetto da un uomo), non possono ballare e non possono viaggiare all’estero da sole. Il diritto all’aborto è fortemente limitato. Chi lotta e si oppone a questo stato di cose paga un prezzo altissimo, spesso la vita stessa. Una ragazza può essere fermata per strada dalla polizia morale semplicemente perché non indossa correttamente il velo, un’infrazione che può costare abusi, maltrattamenti e persino la vita come ha dimostrato la tragica morte di Masha Amini nel settembre 2022. Chi combatte per cambiare questo stato di cose paga un prezzo altissimo. Ahou Daryaie, una studentessa dell’Università Islamica Azad di Teheran, ha scelto di spogliarsi in segno di protesta contro le molestie perpetrate dalla polizia morale. Un gesto che ha scosso le coscienze e riacceso il dibattito internazionale. La sua condotta, avvenuta nel cortile del dipartimento di Scienza e Ricerca, ha la mia piena solidarietà perché il rispetto della sua dignità rimarca le drammatiche condizioni in cui vivono le donne iraniane. Le autorità iraniane hanno diffuso la notizia che la “ragazza dell’Università” era una squilibrata, per indebolire un’azione di straordinaria dirompenza e disobbedienza civile. Il gesto è un grido coraggioso e potente nel deserto dell’indifferenza. Con la sua azione ha trasformato il suo “corpo” in un potente simbolo di protesta. Nel momento storico in atto le libertà fondamentali della persona umana sono minacciate in molte parti del mondo. La storia di Ahou rappresenta ancora una volta uno stimolo ad aprire gli occhi e risvegliarsi dal torpore dell’anestetizzazione sociale che stiamo vivendo. Facciamo in modo che la dignità e il coraggio di Ahou non cadano presto nell’oblio. Continuiamo a dare voce e visibilità a chi è soffocato dall’incessante silenzio e calpestato dall’oppressione di piccoli inutili uomini.