L’affluenza alle elezioni parlamentari, sia nazionali che europee, è un indicatore dello stato di salute della democrazia rappresentativa nei 27 paesi membri dell’Unione europea. I dati delle europee del 2024 e delle ultime nazionali offrono un quadro complessivamente preoccupante, benché non omogeneo, spesso con sorprendenti divaricazioni tra l’affluenza alle elezioni nazionali ed a quella europea.
Considerando le ultime elezioni dei parlamenti nazionali, si riscontra un’affluenza nella fascia dell’80% in 5 paesi – Belgio (88,45%), Lussemburgo (87,18%), Malta (85,63%), Svezia (84,21%) e Danimarca (84,16%) – dove è alta la fiducia nei parlamenti nazionali e dunque nella democrazia rappresentativa. Nella fascia del 70% troviamo altri 5 paesi dove il livello di fiducia può essere definito buono: Paesi Bassi (78,71%), Austria (77,68%), Germania (76,80%), Polonia (74,35%) e Slovenia (70,97%). Seguono 11 paesi nella fascia del 60% (tra cui l’Italia, con il 63,91%), 4 paesi nella fascia del 50% e addirittura 2 paesi nella fascia del 30% (Bulgaria 34,41% e Romania 31,95%). Se ne può concludere che in 15 paesi, quelli delle fasce 50-60%, la democrazia rappresentativa è in sofferenza e che nei 2 paesi nella fascia del 30% essa è compromessa. Va segnalato che le ultime elezioni parlamentari dei 27 paesi UE non si sono tenute tutte nello stesso anno; pertanto, non tutti i dati sono perfettamente confrontabili; le percentuali di affluenza risalgono al 2020 per 2 stati, al 2021 per 4 stati, al 2022 per 8 stati (tra cui l’Italia), al 2023 per 7 stati ed al 2024 per 6 stati.
Effettuando lo stesso esame sulle europee del 2024 e confrontandone l’affluenza con quella alle elezioni nazionali si può desumere la credibilità ed il prestigio relativi del parlamento europeo, rispetto a quelli nazionali. Qui emergono sorprese sconfortanti ed a volte sconcertanti. In Croazia, dove le due elezioni si sono tenute contemporaneamente, per il parlamento nazionale ha votato il 61,89%, mentre per quello europeo appena il 21,35%, mostrando che i croati, se hanno scarsa considerazione del parlamento nazionale, non ne hanno per nulla di quello europeo. Ci sono poi 12 paesi dove il divario negativo tra il voto nazionale e quello europeo è compreso nell’intervallo 21-34%. In altri 9 paesi il divario è tra il 10% ed il 19%. Solo in 4 paesi il divario è pressoché nullo. Nel caso della Romania, infine, il divario è addirittura ampiamente a favore delle europee; ma il dato è meno affidabile, in quanto le elezioni per il parlamento nazionale si sono tenute nel 2020, con l’affluenza del 31,95%, la più bassa in assoluto a livello UE, mentre alle europee del 2024 l’affluenza è salita al 52,40%. Gli andamenti dell’affluenza alle elezioni ai parlamenti nazionali ed a quello europeo sono visualizzati nel grafico che segue (grafico A), dove l’altezza delle colonne delle consultazioni nazionali è un indicatore del livello di fiducia nella democrazia rappresentativa, mentre la differenza di altezza tra le colonne delle elezioni nazionali e di quelle europee misura il grado relativo di euroscetticismo.
Incrociando su un grafico bidimensionale i due tipi di affluenza (grafico B) si nota una scarsa correlazione tra l’affluenza per i parlamenti nazionali e per quello europeo; infatti, a percentuali simili in ascisse (affluenze nazionali) corrisponde un ampio ventaglio di percentuali in ordinate (affluenze europee) e viceversa.
Tra i paesi più euroscettici – oltre alla Croazia (HR) di cui si è detto, che detiene il primato assoluto – lasciano pensare anche paesi come le tre repubbliche baltiche – Estonia (EE), Lettonia (LV) e Lituania (LT) – e la Finlandia (FI) che evidentemente hanno aderito all’UE non perché ne condividano il progetto, ma per dotarsi di un ombrello di protezione antirusso; analogo discorso per le repubbliche slovacca (SK) e ceca (CZ), un tempo unite; mentre la Slovenia (SI) ha puntato piuttosto a tirarsi fuori dai rischi economici e militari del disfacimento della ex Jugoslavia. Anche in Svezia (SE), Danimarca (DK), Paesi Bassi (NL) e Polonia (PL) l’affluenza alle europee è notevolmente più bassa di quella per i parlamenti nazionali, che invece è buona od ottima.
A cosa è dovuto il calo di credibilità della democrazia rappresentativa nella gran parte dei paesi UE? Per rispondere alla domanda credo che bisognerebbe indagare due fattori: I) i sistemi elettorali in essere, in particolare le modifiche in senso maggioritario, che escludono le formazioni minori e impoveriscono l’offerta politica; II) l’adesione di gran parte dei partiti all’ideologia neoliberista, con conseguente riduzione di identità distintiva.
Quanto alla prevalente sfiducia nel parlamento europeo, credo che dipenda dal fatto che il progetto politico e sociale dell’UE sta segnando il passo. L’UE è lontana dal diventare una federazione di Stati; inoltre, l’organo che riveste maggiore potere è il Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione ed anche l’esecutivo, cioè la Commissione Europea, è il frutto di accordi tra gli Stati. Il Parlamento europeo non ha alcun potere autonomo, mentre gli indirizzi strategici sono delineati dal Consiglio dei capi di Stato e di governo e trasformati in programmi dalla Commissione.