COMBATTERE PER L’ITALIA? NO, GRAZIE! COSI LA PENSANO LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI

di Michele BLANCO

La Gallup nel 2024 ha pubblicato un sondaggio a livello internazionale (realizzato nell’anno 2023) con una domanda molto semplice: “se il tuo paese fosse coinvolto in una guerra, saresti disposto a combattere?”

I dati delle risposte dimostrano che ci sono profonde differenze nel rapporto con il proprio paese dei popoli del mondo (i cittadini dei paesi ricchi e occidentali, con poche eccezioni, sono i meno disposti a combattere). 

Prima di tutto i dati aggregati mondiali:

52% sì, combatterei (era il 61% solo nel 2023);

33% no, non combatterei (era il 27% nel 2014);

17% non so;

Se prendiamo in considerazione solo i paesi del G7 la percentuale di chi combatterebbe è solo del 31% (per il resto del mondo, senza il G7, è il 61%)

Negli stati occidentali le percentuali di chi dichiara che combatterebbe per il proprio paese crollano:

SPAGNA 29%

GERMANIA 23%

GIAPPONE 9%

C’è più volontà dichiarata di combattere nei paesi anglosassoni e scandinavi:

47% SVEZIA

41% STATI UNITI (più un 25% di incerti)

33% REGNO UNITO

All’est?

ARMENIA 96%

GEORGIA 83%

UCRAINA 62%

POLONIA 45%

RUSSIA 32% (più un 48% di incerti)

Infine interessanti i risultati riguardanti gli italiani:

il 14% combatterebbe, uno dei dati più bassi al mondo;

L’8% non sa;

E poi c’è il 78% che si rifiuterebbe di combatterebbe: è il dato più alto al mondo in assoluto (in Giappone per esempio solo il 9% combatterebbe ma c’è un 41% di incerti).

Insomma, gli italiani sono in assoluto il popolo meno disposto a combattere una guerra anche se per il proprio paese, come chiedeva la domanda del sondaggio.

Tutto questo dovrebbe far riflettere i politici italiani ed europei che stanno facendo l’esatto contrario, aumentando in modo sconsiderato le spese militari, di quando vorrebbero i cittadini italiani ed europei.

Autore

  • Michele BLANCO. Dottore di ricerca in “Diritti dell’uomo e Diritti fondamentali. Teorie, etiche e simboliche della cittadinanza” presso la facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università di Napoli. Tra i suoi saggi più rilevanti si ricordano: “La vera ragione dei diritti umani e la democrazia partecipativa come premessa al reciproco riconoscimento tra i popoli” (2006), “Democrazia deliberativa ed opinione pubblica emancipata” (2008), “Cosmopolitismo e diritti fondamentali” (2008), “Diritti e diseguaglianze. La crisi dello stato nazionale e al contempo dello stato sociale” (2017), “Nota critica a Thomas Piketty, Capitale e ideologia” (2021) “Nota critica a Katharina Pistor , Il codice del capitale. Come il diritto crea ricchezza e disuguaglianza”, 2021. “Recensione critica a Thomas Piketty, Una breve storia dell’uguaglianza”  2021.

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