Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti hanno assunto il ruolo di superpotenza, in competizione con l’Unione sovietica e poi unica dal 1991, dopo il crollo dell’URSS; tuttavia, sul lungo periodo, essi mostrano segni di tendenziale declino economico. Il peso percentuale degli USA sul PIL mondiale, che era addirittura del 39,7% nel 1960, ha raggiunto il minimo
storico del 21,1% nel 2011, per risalire al 26,0% nel 2023; nel mezzo ci sono stati due minimi locali nel 1980 (25,0%) e nel 1995 (24,5%) e due massimi locali nel 1985 (33,3%) e nel 2001 (31,5%) (gra. 1).
Gra 1 – Quota degli USA sul PIL mondiale 1960-20
Considerando gli 11 anni dal 2013 al 2023 e confrontando la quota del PIL mondiale statunitense con quelle della Cina e dell’Unione Europea, si constata che dal 2015 gli USA sono risaliti di 2-3 punti percentuali e si mantengono intorno ad un quarto del PIL mondiale; l’UE, che nel 2013-2014 era a soli due punti percentuali di svantaggio dagli Stati Uniti, ha avuto un andamento opposto ed oscilla tra il 17% ed il 18% del PIL mondiale; la Cina, che nel 2013 pesava il 12% del PIL mondiale, dal 2021 ha raggiunto l’UE ed è probabile che la superi, avendo ormai assorbito la crisi del settore immobiliare, che ne ha frenato l’economia nel 2022-2023 (gra. 2).
Gra. 2 – Quota del PIL mondiale di Stati Uniti, Cina ed Unione europea 2013-2023
Dopo il 1981 gli Stati Uniti hanno consumato più di quanto hanno prodotto; infatti, è negativo il saldo della bilancia delle partite correnti – cioè degli scambi con l’estero per beni, servizi, trasferimenti – in rapporto al PIL (gra. 3), che è sceso a -3,3% nel 1987, risalito a zero nel 1991, precipitato al -5,9% nel 1991, risalito a -1,9 nel 2017, ridisceso a -3,9% nel 2022 e raggiunto -3,3% nel 2023.
Gra. 3 – Saldo delle partite correnti degli USA in rapporto al PIL 1970-2023
Trump vuole realizzare una stretta alle importazioni adottando un’aggressiva politica di dazi protezionistici, cosa che non ha fatto nel suo primo mandato. Se è corretta la finalità di portare verso il pareggio il saldo delle partite correnti, per raggiungerlo appare inadeguato affidarsi a politiche tariffarie dure, che generano contromisure analoghe, con il risultato di deprimere il PIL e gli scambi, sia internazionali che degli USA, senza affrontare le cause del disavanzo statunitense delle partite correnti.
Una severa politica dei dazi USA colpirebbe specialmente l’Unione Europea, la cui economia è a livello mondiale quella di gran lunga con la maggiore propensione all’esportazione, visto che esporta metà del suo PIL; contrariamente a quello che si potrebbe credere, la Cina esporta solo un quinto della sua produzione in beni e servizi e gli Stati uniti appena un decimo (gra. 4).
Gra. 4 – Quota del PIL esportata 2013-2023 (propensione all’esportazione)
Un decisivo fattore di sviluppo umano ed economico nel quale gli Stati Uniti primeggiano è costituito dalla percentuale del PIL spesa in ricerca e sviluppo, che nel 2021 (ultimo dato disponibile) per gli USA è stata pari al 3,5%, contro il 2,6% di media mondiale (USA inclusi), il 2,4% della Cina ed il 2,3% dell’Unione europea (gra. 5). Secondo la tendenza attuale, sembra che solo la Cina possa contrastare il primato USA in campo tecnologico, ma in un arco di tempo lungo.
Gra. 5 – Quota del PIL spesa in R&S da Mondo, USA, Cina, UE 1966-2021
Dai dati ora esposti appare incerta la futura evoluzione economica di Stati Uniti, Cina ed Unione Europea. Sembra prevedibile una prosecuzione della crescita cinese e del declino statunitense, ma nell’arco di decenni. Il futuro economico dell’Unione Europea è invece indecifrabile. Essa avrebbe i requisiti culturali ed i capitali per competere con la Cina e gli Stati Uniti, ma è affetta dal grave handicap politico-istituzionale di non esistere come federazione. Il processo di formazione di una vera entità federale è bloccato da anni ed i 27 stati aderenti all’UE seguono ciascuno una propria politica economica, anche in concorrenza reciproca (si consideri ad esempio il dumping fiscale di Olanda, Lussemburgo, Irlanda, Cipro, Malta), ed a fatica si cerca di cucire linee guida comuni, spesso disattese. L’organo esecutivo, la Commissione, è il risultato di patteggiamenti tra gli Stati, mentre gli indirizzi generali sono decisi dal Consiglio Europeo dei capi di Stato e di governo; il Parlamento europeo – unico organo elettivo – è pertanto forzato a lavorare entro i confini concordati tra gli Stati. Per sovramercato, i paesi dell’UE sono, chi più chi meno, in un rapporto di soggezione ideologica e militare con gli Stati Uniti. Se il processo federale dovesse ripartire e giungere a risultati concreti, l’Unione Europea può aspirare ad un ruolo pari se non superiore a quello della Cina e degli Stati Uniti; altrimenti, vivrà una fase di crescente marginalizzazione politica ed economica, all’ombra degli USA.
NOTA: I grafici sono stati elaborati su dati della Banca mondiale.