EGUAGLIANZA ED OMOFOBIA CONTRO LESBICHE E TRANSGENDER

di Vincenzo NOTARANGELO

Una ragazza di 14 anni toglie la vita. La madre, cattolica integralista, non aveva per nulla accettato l’identità sessuale della figlia.

Tea, ragazza trans, e il suo compagno sono pesantemente pestati da sconosciuti tra insulti omofobi e “saluti romani”.

Donna aggredita e insultata con epiteti omofobi da un vicino di casa dopo pretestuose lamentele.

Due ragazze trans aggredite alla festa del vino da un gruppo di dieci energumeni.

Signora tenta di allontanare in malo modo una coppia lesbica dalla spiaggia perché “ci sono i bambini”

Al corteo del Pride, due ragazze sono aggredite con caschi da moto. Trauma cranico per 7 giorni.

Sono solo alcuni dei casi di cronaca piuttosto recente, avvenuti in Italia, che coinvolgono le donne. L’omofobia è un fenomeno enorme, gravissimo e pericoloso che purtroppo coinvolge molto anche le donne, come sappiamo già alle prese su più fronti per difendere i loro diritti in una società ancora troppo maschilista e patriarcale.

Ma il problema non è solo e semplicemente culturale e legato ad ambienti familiari ed educativi, è soprattutto strutturale ed ha antiche radici di tipo “economico”, perché ben radicato nei meccanismi di potere che regolano il sistema in cui viviamo. Le donne che non si conformano alla norma eterosessuale e cisgender rappresentano una minaccia diretta alla gerarchia patriarcale, e per questo vengono marginalizzate, rese invisibili e brutalizzate. Il sistema capitalistico non aiuta e non è affatto neutrale, anzi: alimenta e sfrutta queste oppressioni per dividere e controllare le classi subalterne, perpetuando un ordine sociale fondato sulla paura e sulla sottomissione.

Il lesbicidio, la violenza correttiva, la discriminazione nel mondo del lavoro, l’invisibilizzazione dei corpi e delle esperienze trans: tutto ciò dimostra che non possiamo accontentarci di una semplice tolleranza. Dobbiamo pretendere una trasformazione radicale della società, un ribaltamento dei rapporti di potere che metta fine alla violenza di genere e a tutte le sue insopportabili declinazioni.

Non può esserci vera eguaglianza senza il pieno riconoscimento delle soggettività e senza la distruzione delle strutture patriarcali che alimentano il sessismo e l’omolesbobitransfobia.

Per questo è fondamentale che i movimenti della sinistra radicale facciano della lotta per i diritti delle donne lesbiche e trans una delle loro priorità politiche. Non basta dichiararsi “inclusivi”: servono azioni concrete, mobilitazioni, autodifesa collettiva e un ripensamento complessivo delle strategie di lotta.

Il problema, come appurato dai casi di cronaca, è locale certo ma purtroppo anche generale. Ci sono il bigottismo e la repressione di una destra italiana attualmente potente non solo politicamente, ma c’è al di sopra anche il neo conservatorismo di Trump che strizza l’occhio a Putin e che minaccia la libertà di tutti noi.

Mai come adesso dobbiamo resistere e soprattutto reagire, costruire anche attraverso la spinta delle nuove generazioni una società mondiale in cui nessuna sia più costretta a nascondere il proprio orientamento o la propria identità per paura di violenze, discriminazioni e umiliazioni. Una società in cui la liberazione sia reale, materiale e vissuta.

Il nostro compito non è chiedere concessioni a chi detiene il potere, ma distruggere le basi su cui si regge la loro oppressione. Combattere l’omofobia contro le donne lesbiche e trans non è solo un dovere etico: è una necessità politica per chiunque voglia costruire un mondo di uguaglianza e libertà 

  • Vincenzo Notarangelo, larinese, avvocato penalista e giuslavorista, giornalista e politico italiano. Da sempre a sinistra, in direzione ostinata e contraria.

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