È tempo di riflessioni dopo la conclusione delle recente tornata elettorale in Molise. Ragionano da Sinistra Italiana del Molise e da Equità Territoriale del Molise sul fatto che “Le destre sempre più eversive si affermano ad ogni latitudine cavalcando con destrezza paure ancestrali, egoismo e razzismo. La cartina europea si imbrunisce nel mentre Trump è pronto a riprendersi l’America”
e sulla constatazione che in “Italia un governo eletto col consenso di un quarto della popolazione si destreggia in un Parlamento rimaneggiato rimestando nelle nostalgie del ventennio e imponendo misure inique a danno dei poveri, dei malati, dei lavoratori, degli studenti e dei migranti”.
In un simile contesto e con un’opposizione politica frammentata le destre hanno vinto con ampio margine le elezioni regionali in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise e in gran parte dei comuni italiani chiamati alle urne. Probabilmente in Molise – aggiungono i coordinatori regionali di Sinistra Italiana Vincenzo Notarangelo e di Equità Territoriale Vincenzo Greco – se le forze politiche alternative alle destre si fossero unite con largo anticipo definendo tempi e modalità per costruire un programma condiviso e individuare collegialmente il candidato alla Presidenza, avremmo avuto una campagna elettorale combattuta e dall’esito meno scontato. Invece la campagna elettorale è stata “anomala” con le destre capaci di vincere nonostante i 5 anni di mal governo precedente. Una campagna elettorale vissuta con grande inquietudine anche per la partecipazione massiccia di ministri della Lega a sostegno del candidato presidente delle destre, segno della grande importanza che la Lega riponeva in questa elezione ai fini della autonomia differenziata, la cui regolamentazione, se passasse il disegno di legge Calderoli, suonerebbe come una campana a morto per il nostro Sud.
Per le formazioni di sinistra non è stato semplice preservare peculiarità ideali non negoziabili nel divenire di trattative romane protrattesi oltre il buonsenso e condotte senza dare alcun diritto di parola alle comunità locali. Con simili premesse politiche, i candidati ed i dirigenti dei movimenti e partiti promotori della lista ALTERNATIVA PROGRESSISTA, si sono impegnati strenuamente in una campagna elettorale anomala dove si respirava più la resa che la lotta, strappando un 4,77% di gran lunga superiore rispetto al 3% riportato alle politiche del 25 settembre scorso. Un trend in crescita purtroppo non registrato dal PD passato dal 19% al 12% o dal Movimento 5 Stelle che dal 24% è crollato al 7%.
La soglia di sbarramento al 5% approvata con una modifica di dubbia costituzionalità alla legge elettorale regionale ha impedito l’elezione di rappresentanti alla lista di sinistra e alla lista Gravina Presidente con un vantaggio che ha premiato le formazioni maggiori, ma nessuna alchimia o stratagemma potrà mai cancellare identità politiche, idealità e culture, sempre rappresentate in Consiglio Regionale fin dalla prima legislatura del 1970 e fino al 2018.
Se si tagliano le sensibilità progressiste, ecologiste, pacifiste, socialiste e di attenzione umanitaria ai più deboli, ai migranti e al Mezzogiorno, è la rappresentanza istituzionale più generale che arretra consegnando altre frange di popolazione all’astensionismo. Per queste ragioni – concludono da Sinistra Italiana e da Equità Territoriale – continueremo a lottare per affermare i valori della Costituzione nata dalla Resistenza Antifascista che poggiano sul lavoro, sulla pace, sull’uguaglianza, sulla giustizia sociale, sulla legalità e sulla parità di trattamento e di diritti tra tutti i cittadini della Repubblica Italiana.