ATLETI IN CORSIA

di Annamaria DI STASIO

Bisogna considerare che qualsiasi battaglia vinta con l’impegno di chi lavora per il bene della comunità viene apprezzata solo quando o si è vissuti nel periodo di malessere precedente rispetto alla battaglia oppure quando il beneficio della battaglia vinta viene meno o sta per venire meno.

Prima della nascita del SSN, l’assistenza degli italiani era un privilegio di pochi. La sanità, infatti, era affidata ad un sistema di enti mutualistici denominati “Casse mutue” che si rivolgevano a delle specifiche categorie di lavoratori. Dunque, non tutti erano destinati a tale servizio. Va da sé che esistevano delle gravi disparità nella società e il diritto all’assistenza sanitaria non era legato all’essere cittadino ma all’essere lavoratore. Le casse mutue nacquero nell’ottocento per iniziativa degli operai che misero a propria disposizione un fondo comune per affrontare i rischi del  futuro. La funzione delle suddette società di mutuo soccorso fu poi trasformata dal governo fascista che le prese sotto il controllo diretto e le intrappolò in macro enti secondo la logica del corporativismo. Ciascun ente era di competenza di una specifica categoria di lavoratori i quali, per poter usufruire dell’assistenza sanitaria, dovevano obbligatoriamente iscriversi insieme con tutta la famiglia a suo carico. I familiari però, che avevano maggiormente bisogno di essere curati, perché affetti da patologie gravi, paradossalmente avevano meno diritto di assistenza. Coloro che non usufruivano o non potevano usufruire dell’assistenza da parte delle casse mutue pagavano di propria tasca le cure mediche e ospedaliere. Di coloro che non avevano i mezzi economici, invece, si occupavano il medico condotto che si intendeva di tutto un po’ e che veniva affiancato dall’ostetrica condotta per far partorire le donne a casa, nonché, negli ospedali direttamente. Gli ospedali all’epoca erano autonomi e si reggevano sui contributi dei benefattori.

Dopo decenni di mal funzionamento del sistema, si scatenò una grave crisi finanziaria che si ripercosse direttamente sugli ospedale penalizzando gravemente i cittadini. Occorreva, quindi un intervento dall’esterno. Un primo passo fu compiuto nel 1958 con l’istituzione del Ministero della Sanità mentre, nel 1968 prese corpo la Legge 132 che intervenne sull’aggiornamento degli ospedali che furono denominati “enti pubblici”. La nascita del SSN, però, si ebbe solo il 24 dicembre 1978 con la riforma numero 833 che sostituì il modello mutualistico con quello universalistico della tutela della salute e che determinò che la spesa sanitaria fosse a carico dello Stato. Successivamente, nei primi anni 90, si determinò l’aziendalizzazione delle USL che vennero denominarono ASL e vennero definiti i LEA come garanzia per i cittadini. Di fatto, con la aziendalizzazione e la regionalizzazione delle ASL, si è ritornati ad una sorta di disparità per cui le regioni più ricche offrono servizi maggiormente di qualità rispetto a quelle più povere, determinando i cosiddetti viaggi della salute dei pazienti che vanno alla ricerca di ospedali attrezzati e all’avanguardia dove li accolgono medici “più bravi” e motivati. Le lunghe attese per effettuare esami e visite o la difficile assistenza nei P.S.,  ma anche la mancanza di fiducia nelle strutture e nei medici, il rifiuto da parte dei pazienti di considerare la cura come un percorso del paziente verso la guarigione e, non meno gravi i modelli di comportamento appresi dai programmi televisivi generano, ogni giorno, gravissimi episodi di violenza e aggressioni nei confronti del personale medico, infermieristico e paramedico. Si è reso necessario, quindi, inasprire le pene per gli aggressori. Ciò che più mi ha colpita è stato non soltanto che l’Ordine dei Medici ha deciso di garantire assistenza legale facendosi carico delle spese legali ma quanto il fatto che gli operatori sanitari di tutta Italia hanno deciso di imparare le arti marziali per contrastare gli aggressori e sentirsi più sicuri. Dunque, violenza risponde a violenza! Mai avremmo voluto che i Medici, invece che addestrarsi per migliorare le tecniche chirurgiche, o per essere al passo con i progressi nel campo della ricerca,  pensassero a trasformare gli ospedali in luoghi per risse. Credo che tutto ciò sia molto grave e sintomatico di malessere. C’è indifferenza da parte delle Istituzioni nei confronti di tutti coloro che si recano ogni giorno sul posto di lavoro e rischiano la propria incolumità. 

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