BANLIEUE: TRA  AUTORITARISMO E  DISEGUAGLIANZE

di Vincenzo NOTARANGELO

Le diseguaglianze etniche e razziali sono state alla base degli episodi più tragici nella storia dell’umanità e rappresentano ancor oggi uno dei principali ostacoli nel progresso dell’umanità verso la pace e lo sviluppo.

La nostra società tuttavia pare non volersi dotare degli strumenti per valorizzare la diversità per cui diventa inevitabile il riesplodere di episodi di conflitto sociale.

In queste ore nelle banlieue francesi sono in corso proteste per la morte, per mano della polizia, del giovane Nahel che ripropongono il caso, che aveva colpito gli USA alcuni anni fa, dell’omicidio del diciannovenne afroamericano George Floyd.

Nahel aveva appena 17 anni, faceva il fattorino per una pizzeria, amava lo sport e giocava per una squadra di rugby di Nanterre una banlieue della periferia parigina dove il ragazzo di origine algerina viveva con la madre. É stato ucciso a sangue freddo con un colpo di arma da fuoco esploso da una pisola delle forze dell’ordine perché si era allontanato con l’automobile durante un controllo della polizia. Secondo la prima versione delle forze dell’ordine il poliziotto avrebbe sparato per difendersi dal tentativo del ragazzo di investirlo con l’auto ma un video, diffuso sui social media, ha dimostrato che l’auto si muoveva lentamente e nell’audio si sente il poliziotto dire “ti stai per prendere un  proiettile in testa” con la pistola puntata contro il ragazzo mentre l’altro agente lo incita dicendo “sparagli”, infine, un terzo agente si rivolge con un “Tornate in Africa” ad una donna di colore accorsa sul luogo. 

Difficile negare la componente razzista nell’accaduto oltre ad un evidente autoritarismo dello Stato francese che consente alla polizia un potere ed un uso della forza che non è da nazione democratica. La rabbia delle periferie, già vessate da profonde diseguaglianze economiche e sociali, sta proprio in questo. Non è il primo caso di abuso della forza da parte della polizia, come avvenne già nel 2016 con l’omicidio del ventiquattrenne di colore Adama Traoré.

Alla “marcia bianca” in ricordo di Nahel hanno partecipato oltre 6.000 persone che al grido “giustizia per Nahel”, con in testa Mounia la madre del giovane, si sono mosse verso la Prefettura. Alla manifestazione pacifica, dove però era palpabile la rabbia, sono seguite tensioni nel tardo pomeriggio con giovani che hanno lanciato oggetti contro banche e negozi.

Il Presidente francese tenta di far passare la cosa come il classico caso di “mela marcia” dove tutte le colpe sono a livello individuale dell’autore del gesto per nascondere il carattere sistematico dell’azione della polizia francese. In realtà in Francia le violenze della polizia sono avvertite dalle persone, specie quelle oggetto di discriminazione razziale delle banlieue, come facenti parte del loro quotidiano.

Quella delle violenze della polizia è una questione importante perché è indice della compenetrazione fra neoliberismo ed autoritarismo con possibile scivolamento per gli Stati verso forme di governo autocratiche e, comunque, è indice della netta separazione fra liberismo e democrazia come finora l’abbiamo intesa.

La lotta contro la violenza della polizia è divenuta centrale per i movimenti popolari francesi più recenti, dai gilet gialli alle contestazioni contro la riforma pensionistica, con la consequente saldatura fra le istanze civili antirepressive, antirazziste, antiautoritarie e le istanze sociali di natura economica e sindacale.

La sinistra francese ha avviato una riflessione sul tema dell’autoritarismo di Stato, del razzismo e della violenza della polizia con Mélenchon che si è dichiarato pronto a difendere gli interessi dei cittadini dei quartieri più popolari, rompendo il tradizionale patto autoritario a livello istituzionale. Chissà che da queste proteste non possa nascere una nuova coscienza di sinistra in Europa.

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