Qualche settimana fa il governo Meloni ha dato risalto con toni trionfalistici al rapporto OCSE “Sviluppo e benessere economico” relativo al 1° trimestre 2024, che ha visto l’Italia al primo posto tra i paesi del G7 per incremento, sul trimestre precedente, del reddito reale pro capite delle famiglie, con un +3,4%, rispetto ad una media G7 del +0,5% ed OCSE del +0,9%. Il dato, preso isolatamente e non collegato ai dati OCSE dei trimestri precedenti, relativi anche alla variazione trimestrale del PIL reale pro capite, mistifica la condizione economica delle famiglie, lasciando credere che essa sia migliorata in modo consistente, grazie naturalmente al governo Meloni, che sarebbe dunque il migliore tra quelli dei “sette grandi”.
Economia e Finanza
ANCORA CON L’IDEOLOGIA DELLA MERITOCRAZIA, MENTRE IN REALTÀ “L’ASCENSORE SOCIALE SI È ROTTO”
I sostenitori delle leggi del mercato e della meritocrazia del successo non hanno particolarmente al centro del loro modo di vedere l’uguaglianza, soprattutto dei punti di partenza e tantomeno l’equità.
I POVERI SONO LASCIATI SOLI E LA COLPA È DELLA SINISTRA NEOLIBERALE CHE NON COMBATTE LE DISUGUAGLIANZE
Il dato di fatto emerso nelle ultime tornate elettorali è che gli appartenenti alle classi popolari votino, o simpatizzino, per partiti di destra e movimenti antipolitici, di ispirazione etnonazionalistica e anti-immigrati, ancora..
LA PANDEMIA E L’AUMENTO DELLE DISEGUAGLIANZE NEL MONDO E IN ITALIA. UNA PRIMA BREVE ANALISI
Le 10 persone più ricche del mondo raddoppiano le proprie fortune, al contempo nel mondo si stima che oltre 163 milioni di persone si sono aggiunte ai poveri. Anche in Italia il Covid ha accelerato il fenomeno, per altro già in atto: nel 2020 si contano un milione di poveri in più. I dati, molto scrupolosi, dell’analisi Oxfam sono stati diffusi in occasione del World Economic Forum di Davos.
E se costruissimo un’ alleanza per la “qualità della Vita”?
Quanti di noi vivono precariamente nel mondo del lavoro o nella propria città a causa dell’inquinamento?
PIKETTY E LA SERRATA CRITICA ALL’ INARRESTABILE AVANZATA DELLE DISEGUAGLIANZE ECONOMICHE
Il francese Thomas Piketty è un economista tra i più conosciuti e letti al mondo: il suo Il capitale nel XXI secolo, del 2003, è stato tradotto in 40 lingue e fino ad oggi ha venduto milioni di copie. Tanto che ha il libro è stato fonte di ispirazione per movimenti come Occupy Wall Street, riuscendo a influenzare i programmi di partiti come il Labour di Jeremy Corbyn e, ora, perfino il Fondo Monetario e la Banca Mondiale.
“Il PCI e l’occupazione delle terre nel Basso Molise, 1944-1952” è il titolo del saggio di Nicola Occhionero, classe 1977, molisano. Si laurea in scienze politiche, attualmente impiegato, già amministratore locale, dirigente politico locale e attivista sindacale.
Il libro ripercorre il percorso che anche in Molise i braccianti e i contadini guidati dal PCI hanno tracciato fino a raggiungere alcuni importanti e primari obiettivi: la dignità del lavoro.
“Il 1944 è l’anno dimenticato dagli storici, ma è l’anno in cui si lotta tenacemente per la Liberazione del Paese dal nazi-fascismo e si preparano le prime lotte contadine dopo il ventennio di Mussolini. All’amarezza per la mancata assegnazione delle terre ai reduci della Prima guerra mondiale, alle aspettative create dal fascismo, si aggiungeva il rammarico per non essere riusciti a lavorare le terre demaniali usurpate dai latifondisti e dai nobili dell’Italia meridionale. Questo era lo stato d’animo dei contadini e dei braccianti, i quali durante e dopo il secondo conflitto mondiale, non erano in grado di immaginare prospettive di vita migliore. Certamente occorrerà la spinta emotiva e ideale di Giuseppe Di Vittorio e di altri capipopolo locali che si opponevano alle malefatte dei sempre impuniti agrari, ma saranno i partiti, comunista e socialista, a portare le istanze delle masse nel Parlamento e nella aule di giustizia, almeno fino a quando il governo democristiano elaborerà una legge di riforma agraria che sarà lontana da quella teorizzata dal ministro comunista, ma restituirà in qualche misura la dignità che il lavoro agricolo merita. In tutto il Sud Italia, Molise incluso, le lotte bracciantili scriveranno pagine di storia locale, a volte dimenticata. Sarà il Tribunale di Larino, in provincia di Campobasso, ad emettere una sentenza che cambierà la storia del movimento bracciantile. Sarà il Pci molisano a distinguersi nelle lotte per l’occupazione delle terre, condotte da dirigenti e sindacalisti audaci e fieri del proprio compito”.
Sabato 16 luglio alle ore 18.30 il saggio sarà presentato a Campomarino nello storico Palazzo Norante che ospita la biblioteca comunale, con la partecipazione tra gli altri, di Cristina Norante, autrice RAI e Nicola d’Apolito, storico e autore di numerose pubblicazioni a diffusione nazionale.
LA DIPENDENZA ENERGETICA DELL’ITALIA DALL’ESTERO E, IN PARTICOLARE, DALLA RUSSIA
L’aggressione militare della Russia all’Ucraina ha portato all’ordine del giorno il tema delle sanzioni da comminare all’aggressore; tra queste, l’Ucraina insiste con forza sull’interruzione immediata degli acquisti di metano e di petrolio dalla Russia, spalleggiata in ciò dagli USA, dal Regno Unito e dalla Polonia. In questo articolo esamino fino a che punto questa richiesta sia concretamente applicabile nel caso dell’Italia.
Nel 2020 il consumo energetico lordo dell’Italia è stato pari a 144 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), in decremento rispetto al triennio precedente, per effetto della riduzione del PIL 2020 dell’8,9%, conseguente alla pandemia da covid-19 (gra. 1); nel 2021, tenuto conto dell’incremento del PIL del 6,6%, tale consumo dovrebbero essere in ripresa.
(Elaborazioni su dati MiSE, Il bilancio energetico nazionale, anni 2018 e 2020.)
L’Italia ha una forte dipendenza energetica dall’estero, intorno al 77% del consumo energetico lordo; nel 2020 la dipendenza è scesa al 73,8%, perché la riduzione della domanda si è scaricata sulle importazioni, ma dovrebbe risalire con la ripresa della domanda.
La fonte energetica principale per l’Italia è il gas naturale – ovvero metano (tetraidruro di carbonio) di origine fossile – che nel 2020 ha coperto il 40,5% dei consumi energetici lordi, mentre le fonti energetiche rinnovabili rappresentano di gran lunga la componente principale di origine nazionale (gra.2).
(Elaborazioni su dati MiSE, Il bilancio energetico nazionale 2020.)
Il metano è una fonte energetica di primaria importanza anche per la sua versatilità (gra 3); infatti, è prevalentemente distribuito in rete, ma contribuisce anche alla produzione di circa la metà dell’elettricità (gra. 4) ed a produzioni industriali.
(Elaborazioni su dati MiSE, Il gas distribuito alle regioni 2020)
(Elaborazione su dati ARERA, Relazione 2021, pag. 84.)
Proprio sul gas naturale l’Italia sconta una fortissima dipendenza dalla Russia, che nel 2020 ci ha fornito ben il 42,9% del metano importato, notevole è anche il ruolo dell’Algeria; si noti la fortissima concentrazione dei fornitori, visto che i primi cinque hanno soddisfatto il 93,3% della domanda (gra. 5).
(Elaborazioni su dati MiTE, La situazione energetica nazionale 2020.)
Nel caso della Russia e dell’Algeria fa premio la disponibilità di gasdotti, che consentono un trasferimento economico della risorsa dal paese di produzione all’Italia. Per la stessa ragione e per la ricchezza dei suoi giacimenti, la Libia potrebbe essere un partner più importante dell’Algeria, se non fosse dilaniata da una guerra civile di cui non si vede la fine, complicata da appetiti economici e geopolitici di numerose nazioni.
Specialmente l’Algeria, ma anche Quatar e Norvegia, possono incrementare le forniture di gas naturale all’Italia, ma coprirebbero una fetta relativamente modesta delle attuali forniture russe. Da altri fornitori c’è poco da aspettarsi, in termini sia di disponibilità, che di qualità, che di costo della risorsa. L’Italia dovrebbe dunque puntare su un incremento della produzione nazionale da energie rinnovabili, quantomeno per coprire la metà circa di produzione elettrica oggi affidata al metano fossile.
Nel medio termine (quattro o cinque anni), considerati gli aspetti amministrativi, progettuali e tecnici, un notevole incremento della produzione elettrica da rinnovabili si può ottenere specialmente dal fotovoltaico, dall’eolico e, in misura minore, dalle biomasse, mentre per l’idroelettrico ed il geotermico i margini di incremento sono modesti (fig. 6).
(Elaborazioni su dati MiTE, La situazione energetica nazionale 2020.)
Per l’Italia la rinuncia immediata al gas naturale russo determinerebbe un tracollo economico di proporzioni difficili da calcolare, ma sicuramente a due cifre, che vanificherebbe la manovra espansiva affidata al PNRR, la quale – è bene ricordarlo – si regge su circa 170 miliardi di euro di nuovo debito.
Esaminando i consumi energetici da petrolio, troviamo una situazione molto diversa rispetto a quella del gas naturale; infatti, il numero dei fornitori dell’Italia è meno concentrato: i primi cinque nel 2020 hanno coperto il 68,4% del greggio importato (gra. 7)
(Elaborazioni su dati MiTE, La situazione energetica nazionale 2020.)
Relativamente al greggio, il peso delle forniture russe nel 2020 è stato importante, ma non schiacciante ed è rimpiazzabile da altri fornitori. Per il successo di questo “gioco” sono importanti gli aspetti economici e ancora di più quelli geopolitici. Faccio l’esempio del petrolio iraniano: nel 2015 l’Italia non ha acquistato nulla da quel paese, nel 2016 ha acquistato 2,4 Mt (milioni di tonnellate), nel 2017 9,3 Mt, nel 2018 6,0 Mt, nel 2019 e nel 2020 di nuovo zero. Considerato che nel 2020 abbiamo acquistato 10,0 Mt dall’Azerbaigian, si capisce come la possibilità di sostituire immediatamente le forniture russe di greggio sia legata più al consenso od al veto degli USA, che a ragioni economiche o tecniche.
Quello della cultura della legalità è un tema centrale nell’attuale dibattito pubblico e politico e si riconnette direttamente ai referendum sul lavoro in materia di prestazioni occasionali e accessorie.
Abbiamo l’esigenza di una nuova forma di liberalismo e deve essere inclusivo. Ma sarà possibile?
Nota critica a Norberto Dilmore, Michele Salvati, Liberalismo inclusivo. Un futuro possibile per il nostro angolo di mondo, Milano, Feltrinelli, 2021.
La globalizzazione liberista, il progresso scientifico, le enormi, e sempre più, crescenti diseguaglianze, la grande emergenza ambientale richiedono una nuova ed urgente risposta teorica e politica.