L’intero processo di integrazione europea è nato per impedire lo scoppio di un’altra Guerra Mondiale,
negando la possibilità che ideologie autoritarie e razziste potessero tornare al potere, ottenendo egemonia
sul sistema statale europeo. L’intero processo è stato progettato per limitare rivalità di potere, dispute
territoriali tra gli stati nazionali.
Politica
LA DESTRA SEMBRA VINCERE, MA NON CONVINCE. LA SINISTRA PERDE FINO A QUANDO NON DECIDERÀ DI TORNARE A FARE IL PROPRIO DOVERE
Certo il momento sembra essere favorevole alla destra, ma la cruda realtà riguarda in particolare la
rappresentazione percentuale dei risultati elettorali, delle ultime elezioni amministrative. Bisogna stare attenti
perché al conteggio dei voti realmente espressi, tra le politiche del 2022 e le ultime elezioni regionali e comunali
registriamo che sono scomparsi oltre un milione e mezzo di elettori che a settembre avevano premiato Fratelli
d’Italia, Lega e Forza Italia, queste persone nel 2023 semplicemente non sono andate a votare.
La partecipazione alla vita pubblica è il cardine della nostra forma di governo, la Repubblica, che a sua volta trova il suo fondamento nei valori della carta costituzionale. La “res publica” ovvero la “cosa di tutti” fu la scelta fatta nel 1946 con un referendum dal risultato chiaro: su 25 milioni di votanti il 54% scelse la Repubblica e soli il 46% la Monarchia.
SCONFIGGERE LA DISUGUAGLIANZA ATTRAVERSO UN SISTEMA IMPOSITIVO GIUSTO PROGRESSIVO E DEMOCRATICO, MA L’ITALIA NON È PRONTA
Negli ultimi tre decenni, l’1% della popolazione più ricca nel mondo ha accumulato il doppio delle
ricchezze del restante 99% del resto degli abitanti del nostro pianeta. Per capire come, facciamo un
semplice esempio: Elon Musk [1] ha pagato per anni una aliquota fiscale [2] effettiva del 3% circa,
mentre una piccola commerciante di riso in Uganda
San Tommaso Moro, patrono dei governanti e dei politici, seppe testimoniare fino al martirio la «dignità inalienabile della coscienza». Pur sottoposto a varie forme di pressione psicologica, rifiutò ogni compromesso e senza abbandonare «la costante fedeltà all’autorità e alle istituzioni legittime» che lo distinse, affermò con la sua vita e con la sua morte che «l’uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale»
Il lavoro viene riconosciuto nell’Italia democratica come il primo principio fondamentale della Repubblica, un diritto personale ma anche un dovere sociale che deve essere garantito e sostenuto dallo Stato.
Il 25 aprile è la Festa della Liberazione della Repubblica Italiana, una festa che ci ricorda la fine dell’occupazione nazifascista e la nascita della Repubblica democratica.
È un giorno di Liberazione, di Pace, di Democrazia, di Diritti e di Eguaglianza.
Questo anniversario assume un significato particolare e tragico in questo momento dove di nuovo in Europa c’è una guerra.
La Resistenza Italiana aspirava alla libertà, alla giustizia e alla pace. Un destino di libertà, sancito dalla Costituzione.
Per la Libertà hanno dato la vita nostri concittadini di Ferentino come il partigiano Don Giuseppe Morosini oppure Ambrogio Pettorini e Giovanni Ballina, questi ultimi vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
In questo scenario va ricordato il fondamentale ruolo delle donne, partigiane combattenti, staffette partigiane.
Viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva la Repubblica Italiana!
SOGNO, PREGO E MI BATTO PER UN 25 APRILE CHE SIA FESTA ANTIFASCISTA E DI LIBERAZIONE PIENAMENTE CONDIVISA
Il 25 Aprile non è una festa qualsiasi. Non si possono fare spallucce di fronte alle divisioni politico-sociali che ancora la caratterizzano. Neanche si può rimanere indifferenti sul significato più profondo che questa giornata porta con sé.
Con molta sincerità e un linguaggio comunque dialogico bisogna dirsi le cose come stanno.
Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione dal nazifascismo. È una Festa pertanto antifascista. Non possiamo girarci intorno: il negazionismo e il minimalismo sugli orrori e sulla dittatura e una certa ambiguità attuale del dire e non dire vanno messi finalmente da parte.
La nostra Costituzione è antifascista. Non c’è dubbio. Così anche le altre Costituzioni dei più importanti Paesi Europei hanno lo stesso fondamento, quella tedesca, quella francese e così tutte le altre che hanno vissuto e subito la tragedia nazifascista della Seconda guerra mondiale.
La lotta antifascista è stata plurale e vasta: certo la Sinistra, ma anche Cristiani, Liberali, Monarchici e financo espressioni di Destra hanno contribuito alla Liberazione del 25 Aprile.
Il futuro dell’Italia e dell’Europa non può avere ambiguità di sorta su questo delicatissimo tratto di memoria. La progettualità futura avrà sicuramente un’alternanza al governo tra diverse espressioni politiche, di centrodestra e di centrosinistra con le più svariate inclinazioni, ma nessuna potrà giocare con la memoria e il fondamento europeo unitario di liberazione dal nazifascismo.
Potremo così proiettarci al meglio delle nostre possibilità nelle sfide attuali e future con quella maturità che limita le differenze politiche al fisiologico conflitto democratico, senza tuttavia violenze e delegittimazioni reciproche, e con momenti di convergenza quando sono in gioco i valori costituzionali della Pace, della Giustizia sociale e della Salvaguardia ambientale del Creato.
Il 25 Aprile può essere meglio compreso se facciamo riferimento all’esemplarità di alcune testimonianze.
La prima è sul dialogo tra due parlamentari, tra il progressista-azionista Foa e il missino Pisanò, che lo stesso Gianfranco Fini ha ricordato in una sua recente intervista. Foa fu incarcerato per le sue idee dal regime fascista per ben 8 anni. Nel dopoguerra incontrò Pisanò in Parlamento e gli disse: “Se avesse vinto lei, io sarei ancora in prigione. Avendo vinto io, lei è senatore della Repubblica e parla qui con me”.
Per fare memoria in questo 25 Aprile, ho partecipato ad una Santa Messa in cui sono stati ricordati i martiri della lotta al fascismo, in particolare alcuni sacerdoti. Tra questi, Don Giuseppe Morosini, che fu ingiustamente incarcerato, terribilmente torturato e, alla fine della sua Via Crucis, fucilato. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini ricordava:
“Detenuto a Regina Coeli sotto i tedeschi, incontrai un mattino don Giuseppe Morosini: usciva da un interrogatorio delle SS, il volto tumefatto grondava sangue, come Cristo dopo la flagellazione. Con le lacrime agli occhi gli espressi la mia solidarietà: egli si sforzò di sorridermi e le labbra gli sanguinarono. Nei suoi occhi brillava una luce viva. La luce della sua fede. Benedisse il plotone di esecuzione dicendo ad alta voce: ‘Dio, perdona loro: non sanno quello che fanno’, come Cristo sul Golgota. Il ricordo di questo nobilissimo martire vive e vivrà sempre nell’animo mio”.
Sogno, prego e mi batto per fare del 25 Aprile la Festa di Liberazione di tutti, nessuno escluso, per ispirare le tante liberazioni che ancora dobbiamo compiere.
La costituzione di una nuova alleanza di centro-sinistra, meglio definita campo largo o progressista, a seconda che l’estensione sia verso i “calenderenziani” oil Movimento cinque stelle, incuriosisce sicuramente gli elettori, inclusi i sostenitori delle schede bianche e nulle, ma probabilmente anche i disertori delle urne.
Le lezioni del passato non insegnano niente, è questa la morale che si potrebbe trarre dalle recenti vicende francesi. Il presidente Macron in ritardo sulla storia propone riforme che hanno già fallito dove sono state applicate