La storia della giovane collaboratrice scolastica che per lavorare fa ogni giorno in treno da Napoli a Milano perché gli affitti sono troppo alti.
Sociale
FRATEL BIAGIO CONTE, L’ANGELO DEI POVERI, È ANDATO IN CIELO.IL SUO ESEMPIO SARÀ RACCOLTO?
Fratel Biagio si è spento, pieno di Luce, carico di Amore, ricco di Speranza.
La sua vita ha solcato la storia travagliata del nostro tempo: storia di contraddizioni umane e sociali, storia di disuguaglianze di ogni tipo, storia di impegno volontario quotidiano ed esemplare, storia di istituzioni aggrovigliate in mille mali.
PROTESI E STAMPA 3D: LE NUOVE FRONTIERE DELLA MEDICINA PASSANO PER IL DESIGN
La nostra è una società di transiti, una società in continua trasformazione dove i nuovi volti della tecnologia non sono solo una conseguenza di una condizione post-industriale, ma segnano nei confronti di essa una drastica svolta verso legami più stretti tra macchine, sistemi e bellezza.
l’Eguaglianza augura a tutti i propri lettori un 2023 ricco di buone notizie, di pace, di serenità e in salute. Un grazie va al lavoro di Pino D’Erminio che ha curato la parte regionale della stretta attualità e non solo; a Marco Maddalena, per i sui pensieri in tema di lavoro e di ambiente, grazie a Nicola Occhionero per i suoi articoli di politica locale ed a Gianni Principe per le sue analisi su cosa fa la politica nazionale;
COMMEMORAZIONE DELLA TERRIBILE MORTE DI GRAZIELLA CAMPAGNA UNA STORIA DA CONOSCERE, UNA MEMORIA DA COLTIVARE!
Ho seguito tante storie di vittime di mafia, tutte mi sono entrate dentro, quella di Graziella mi è scesa sino ai più piccoli capillari della mia coscienza.
Il 12 dicembre di 37 anni fa, Graziella Campagna fu rapita e uccisa brutalmente dalla mafia. Aveva solo 17 anni.
Vorrei cominciare con le interessanti affermazioni di Papa Francesco: «… un altro valore che in realtà è un disvalore è la tanto osannata ‘meritocrazia’». Il richiamo alla meritocrazia affascina perché usa una intricante parola il ‘merito’, ma essa viene strumentalizzata e usata ideologicamente, viene snaturata e utilizzata in modo innaturale. La meritocrazia infatti, al di là della buona fede dei tanti che la invocano, sta diventando una legittimazione politica ed etica della disuguaglianza.
Ucciso da un auto mentre consegna pizze e panini in bici e “l’algoritmo” non fa nemmeno le condoglianze alla famiglia ma lo licenza (sic!)
Sebastian Galassi, 26 anni, è morto su una bici perché investito da un auto mentre lavorava.
Usava la bici per lavoro ma non era un ciclista professionista che si allenava per il Giro o per il Tour, era un “rider” per Glovo, perché “ciclofattorino” suona male, vuoi mettere quando fai il fico con gli amici invitati a cena ed esclami tra poco arriva il “rider con il sushi, tutto a casa, tutto grazie all’APP”.
Magari quella bici era pure una bici di fortuna e forse Sebastian non amava nemmeno tanto pedalare, ma con quella bici probabilmente riusciva ad alzare un piccolo reddito saltuario consegnando pizze e panini a clienti “attenti” alla temperatura degli alimenti e ai tempi di consegna per “alimentare” le recensioni di un algoritmo che non perdona “disservizi o ritardi”, tanto da licenziarti anche da morto.
Mauro Biani ha dedicato a questo terribile fatto di cronaca una vignetta in cui si vede un novello Charlie Chaplin che, indossato il borsone dei cliclofattorini, è intendo a riaggiustare gli ingranaggi di una bicicletta come farebbe in “Tempi Moderni”. L’illustrazione a mio avviso riesce a rappresentare molto bene la nuova “catena di montaggio”, che non ha più un luogo fisso ma tanti luoghi geolocalizzati da un algoritmo, da raggiungere con una bici secondo tempi scanditi sempre dell’algoritmo.
Non è la bici che stanca o fa morire i ciclofattorini ma sono i ritmi insostenibili imposti dagli algoritmi e i rischi legati alla mancata sicurezza stradale.
La bici in una situazione così, di vero e proprio “caporalato”, diviene una compagna di lavoro e come per anni la falce e il martello nella società italiana hanno rappresentato il simbolo della lotta dei lavoratori, oggi, allo stesso modo è la bici il simbolo del riscatto sociale ed ecologico dei tanti “invisibili” sul lavoro.
La legislazione sul lavoro per i ciclofattorini è figlia non solo di confusione, ma di un caporalato moderno, perché non è solo nei campi che trovi il “caporale” che ti sfrutta e ti controlla, oggi esiste un “caporale” nel nostro telefono che mentre consegni pizze e panini ti geolocalizza, segna i tuoi tempi e ti spinge a pedalare più forte non per un “premio” ma per qualche spicciolo e se hai un problema sei fuori e se hai un incidente o muori non sei più un lavoratore sei un autonomo e quindi non ti sei ferito o hai perso la tua vita mentre lavoravi per consegnare una maledetta pizza… non sei un lavoratore subordinato ma uno “schiavo moderno”.
Mai più una pizza a casa senza un contratto di lavoro vero!
BUON PRIMO MAGGIO. UN PENSIERO ALLA STRAGE DI PORTELLA DELLA GINESTRA, LA PRIMA STRAGE DI STATO
Portella della Ginestra è scolpita nel mio cuore. In questo Primo Maggio penso e ripenso a quello che seguì il Primo Maggio del 1994. Appena pochi giorni prima ero stato eletto parlamentare. Dopo la manifestazione festeggiammo nella casetta di campagna messa a disposizione dal coraggioso sindacalista Vincenzo Palermo. Dopo pochi giorni, fu fatta prima bruciare e, a seguito delle manifestazioni di protesta, addirittura saltare in aria. La mafia non tollerava l’affermazione nella zona di diversi sindaci progressisti e di un giovane parlamentare progressista. Fu così che ebbi il mio “battesimo” da parlamentare. Altri attentati mafiosi si registrarono in tutti i paesi limitrofi.
Fummo subito riportati nel clima della Strage del Primo Maggio del 1947, la Prima Strage di Stato dell’era Repubblicana.
Portella della Ginestra si trova nel Comune di Piana degli Albanesi. Una località bellissima, incastonata tra piccoli monti del Kumeta, della Maja e del Pelavet, in una zona scelta da antichi Albanesi per crescere in pace e nel progresso.
Siamo subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La Carta Costituzionale è in gestazione. Le forze democratiche protagoniste della Liberazione stanno insieme e formano un governo unitario.
La Sicilia intanto ribolle:
- da un lato, i monarchici coltivano il mito del grande ritorno; i latifondisti e gli agrari cercano di mantenere privilegi e potere, i fascisti di occultarsi e rilanciarsi; i mafiosi si adoperano per fare da collante all’interno del nuovo sistema di potere da alimentare e imporre in ogni modo.
- dall’altro lato, i progressisti nei partiti e nei sindacati lavorano alacremente per radicarsi capillarmente nella società, attraverso la lotta per la riforma agraria e per la promozione dei nuovi diritti. Riescono nell’impresa di convergere e insieme si presentano alle prime elezioni politiche libere in Italia per eleggere l’Assemblea Regionale Siciliana. Il 20 Aprile del 1947, vince la sinistra organizzata nel “Blocco del Popolo”.
A Portella della Ginestra, pochi giorni dopo, il Primo Maggio del 1947 si vuole finalmente ritornare a festeggiare insieme il lavoro ma anche la vittoria delle forze Progressiste.
Uomini e donne, bambine e bambini, molti giovani: tutti presi dall’entusiasmo per il nuovo corso, dopo anni e anni di soprusi e sofferenza!
Bandiere, canzoni, slogan, abbracci, sorrisi vengono sopraffatti dal crepitio delle pallottole.
Si consuma così la Strage di Portella!
Molti cadono a terra immersi nel loro sangue: in 11 undici muoiono subito, altri sei nei giorni successivi, a seguito di gravissime ferite. Ma tanti altri sono colpiti, si stima una trentina. Alcuni porteranno per sempre nei loro corpi i segni di quella feroce aggressione.
Indagini e processi si sono susseguiti nel tempo. Giuliano e la sua banda sono stati ritenuti i soli colpevoli, ma in realtà sono rimasti impuniti mandanti e complici! Una storia che si ripete continuamente lungo il travagliato cammino della nostra democrazia.
Di Portella adesso sappiamo molto di più. Io stesso ho contribuito in Commissione Antimafia a far desegretare gli Atti custoditi negli archivi. Da Presidente della Commissione, li ho consegnati a Portella il 1° Maggio del 2001.
La Strage di Portella della Ginestra si porta appresso tre motivi tuttora da sviscerare bene:
1) Motivi geopolitici internazionali, dovuti alla divisione di Yalta, alla fine della seconda guerra mondiale, che sancì la spaccatura del mondo in due sfere di influenza. In Italia ai Progressisti era pertanto preclusa la possibilità di vincere le elezioni. Dopo Portella, iniziò infatti la cosiddetta “conventio ad excludendum”.
2) Motivi geosociali interni al nuovo patto sociale che doveva reggere il Paese. L’avvio della stagione delle Grandi riforme sociali non doveva tuttavia alimentare un nuovo modello di sviluppo e soprattutto la crescita democratica del ceto medio-basso e il suo possibile spostamento su posizioni progressiste.
3) Motivi geopolitici e sociali legati alla Sicilia. Bisognava spezzare le gambe ad un percorso autonomistico libero dalla mafia e ricco di possibili riforme sociali e di sviluppo democratico in senso progressista.
E’ il dilemma che molti giovani rom e sinti oggi si pongono di fronte a una realtà in veloce evoluzione, che frantuma i valori tradizionali delle famiglie romanès.