La Corte Penale Internazionale ha chiesto l’arresto del primo ministro israeliano Netanyahu, con la giusta, evidente motivazione: le sue politiche violano chiaramente il diritto internazionale e i fondamentali diritti umani.
La Corte penale internazionale (in inglese: International Criminal Court – ICC, in francese: Cour pénale internationale – CPI) è un tribunale per crimini internazionali che ha sede a L’Aia, nei Paesi Bassi.
La sua competenza è limitata ai crimini più seri e gravi che riguardano tutta la comunità internazionale, tutti gli Stati del mondo, questi crimini sono il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra (cosiddetti crimina iuris gentium), e di recente anche il crimine di aggressione (art. 5, par. 1, Statuto di Roma).
La Corte ha una competenza complementare a quella dei singoli Stati, dunque può intervenire se e solo se gli Stati non possono (o non vogliono) agire per punire crimini internazionali.
La Corte penale internazionale non è un organo dell’ONU e non va confusa con la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, anch’essa con sede all’Aia. Ha però alcuni legami con le Nazioni Unite: ad esempio il Consiglio di sicurezza ha il potere di deferire alla Corte situazioni che altrimenti non sarebbero sotto la sua giurisdizione.
Ora la cosa importante è se Israele si fermerà o se continuerà, come finora ha fatto, nelle sue scellerate politiche contro il popolo Palestinese inerme e indifeso.
La procura dell’Aja chiede ora l’arresto per Netanyahu e per i capi di Hamas. Si tratta di una notizia massimamente rilevante, che segna una svolta nel modo di concepire il modus operandi del governo israeliano presieduto da Netanyahu. Finalmente si è arrivati a una presa di posizione forte su quello che resta un vero e proprio massacro contro civili indifesi, fatto nel nome della lotta contro il terrorismo e del diritto di Israele di difendersi. Ma chiediamoci cosa c’entrano milioni di persone, donne, bambini, civili inermi con Hamas? Israele, da troppi anni fa letteralmente tutto ciò che vuole, senza il minimo rispetto dei diritti umani e del diritto ad abitare dove per millenni hanno abitato i propri antenati. La grande novità di questi giorni è senza dubbio che un tribunale internazionale perfettamente legittimato paragoni le politiche di Netanyahu direttamente a quelle terroristiche di Hamas. Come ormai è a tutti evidente che all’orrendo attentato terroristico di Hamas dell’ottobre 2023 Israele ha vergognosamente risposto con mezzi militari e contro la popolazione civile e indifesa con solo alcuni stati occidentali che approvano senza discutere, come purtroppo il nostro paese è gli Stati Uniti d’America, in maniera a sua volta terroristica, non ci sono altre definizioni possibili. Non dimentichiamo neppure il fatto che, da più parti tra cui decine di governi di nazioni di tutto il mondo, si è apertamente parlato di genocidio in relazione agli attacchi di Israele contro il popolo di Palestinese, sottoposto effettivamente a un vero e proprio massacro che, addirittura, la Cina ha giustamente definito nei termini di una “vergogna per la civiltà”. Se perfino il tribunale dell’Aia, che solitamente è tutto fuorché assolutamente neutrale, perché spesso ha negato gli interventi neocoloniali degli stati occidentali,trattandosi del luogo in cui usualmente viene fatta valere la giustizia dei vincitori, secondo la famosa formula di Danilo Zolo, prende questa volta una posizione cosi importante, vuol dire che davvero, come si usa dire, si è oltrepassato ogni limite e la misura è colma. Una decisione importante e fondamentale. Ci auguriamo che il governo di Israele si fermi con le azioni di guerra. Visto che gran parte del popolo Israeliano continua a manifestare contro le azioni di guerra del suo governo. Finalmente si dovrebbe cambiare registro con la auspicata possibile nascita in terra di Palestina di due Stati per i due popoli che abitano questo territorio culla di storiche civiltà e delle tre maggiori religioni monoteiste con più fedeli al mondo.