DIVERSI MA EGUALI

di REDAZIONE

“Leggo l’Eguaglianza per difendere il diritto di ognuno ad essere diverso”. 

Questa frase mi fa pensare alle persone con disabilità, le quali vengono definite dagli altri “diverse” e trattate in modo diverso dagli altri. E queste persone ci soffrono a venire considerate diverse. E molte volte i primi che li considerano diversi sono proprio coloro che gestiscono i centri di accoglienza per persone con disabilità. Ragazzi tenuti chiusi dentro ad una stanza,

seduti ai banchi a fare disegni sconclusionati su fogli di carta riciclati. Questa è la situazione che spesso si trova visitando dei centri. E se un operatore propone di portarli fuori a fare una passeggiata, gli arriva il contrordine, perché è pericoloso, possono farsi male, possono dare fastidio alle persone cosiddette normodotate. Ma se poi si riesce a convincere i responsabili del centro che quei ragazzi hanno bisogno di uscire, di stare all’aria aperta e soprattutto di interagire con le altre persone, ecco che sorgono i primi problemi. Le ruote delle sedie a rotelle sono sgonfie, se non bucate. E diventa un’impresa spingere quelle carrozzelle. Non puoi rinunciare alla passeggiata, altrimenti i ragazzi ci rimarrebbero male. E allora spingi con tutte le tue forze e ti riprometti di aggiustare al più presto quelle ruote o di sostituire quelle sedie a rotelle, ormai fatiscenti, con nuove sedie. Ma scopri che il centro non può affrontare queste spese. E che l’Asl non le passa facilmente. E allora ti rassegni, ti compri una pompa e stai ogni volta a gonfiare quelle ruote. Ma una semplice passeggiata non basta. Bisogna dare la possibilità a questi ragazzi di sentirsi uguali agli altri, di non sentirsi diversi e incapaci di poter fare le cose che gli altri fanno. Questi ragazzi hanno le stesse capacità dei normodotati. Ma se nessuno li stimola a fare, rimarranno sempre coloro che hanno dei limiti. In realtà, i limiti mentali, ce li hanno coloro che li considerano diversi e li recludono dentro a delle stanze. Eppure in questi ultimi decenni sono state create tante opportunità per le persone con disabilità. Esistono, in tutte le nostre regioni, associazioni sportive iscritte al comitato italiano paraolimpico che allenano giovani con ritardo mentale o disabilità motorie e che organizzano eventi sportivi in cui possono partecipare questi ragazzi anche insieme a ragazzi normodotati, creando così inclusione ed eliminazione delle differenze, perché il normodotato vedrà con i suoi occhi che quei ragazzi riescono a fare canestro come loro, o a correre veloci come loro e tante altre cose, a volte anche meglio dei normodotati. Ed esistono tante altre attività che possono fare questi ragazzi, ma ci si ritrova sempre a combattere con i soliti problemi. Mancanza di fondi economici e di personale che aiuti a far svolgere queste attività, sia come allenatore, animatore o operatore. Perché queste figure professionali hanno un costo. Si parla tanto di volontariato, ma alla fine di volontari ce ne sono ben pochi. E i pochi che ci sono spesso sanno solo far disegnare su un foglio di carta. E così il “diverso” rimarrà chiuso in una stanza e a volte usato solo come un oggetto da esporre in vetrina. E allora bisogna difendere il diritto del “diverso” di poter essere uguale ad ognuno di noi.

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