È RICHIESTO UN RESET DI SISTEMA NELL’ITALIA DEL DOPO TRUMP (Parte IV)

di Gianni PRINCIPE

Il solco che si è creato tra i cittadini e la politica sta generando dinamiche sempre più lontane dalla vita reale e dalle istanze preminenti della popolazione che è in crescente difficoltà.

Ci siamo accontentati di registrare che gran parte dei cittadini (ormai ben più della metà) si stavano allontanando dalla politica e abbiamo lasciato che chi, stando al potere, aveva interesse a farlo, decretasse la loro messa al bando (preludio di una negazione dei diritti politici) spacciando l’istanza di cambiamento che esprimevano per un rifiuto della politica. Senza accorgerci che già da tempo la politica si era allontanata dai cittadini, nel senso che aveva abbandonato a sé stessa la parte che senza le risorse comuni non aveva i mezzi per garantirsi l’esistenza degna cui aveva diritto.
In questa rimozione collettiva diventa perfino difficile stupirsi difronte a dinamiche politiche che non rispondono a logiche spiegabili, spesso perché indicibili, e a eventi la cui assurdità finiamo per non vedere. Può bastare come esempio il fatto che ci ritroviamo – senza aver dato peso eccessivo alla cosa – con un governo frutto di una doppia eterogenesi dei fini.
Prima, un governo che, essendo nato da una manovra orchestrata per impedire qualunque soluzione diversa dalla grande ammucchiata al centro in nome del TINA, vedeva invece in posizione determinante il leader della forza più estremista e più eversiva dell’arco parlamentare, forte di poco più di un quinto dei parlamentari.
Poi, collassato quel governo dopo neanche un anno di vita per un colpo da gradasso di quel leader improbabile e impresentabile che ambiva a vedersi concedere “pieni poteri”, si arriva a quello attuale. Che nasce da una seconda manovra ordita con l’intento di scongiurare il ricorso al voto mettendo in piedi una coalizione ricattabile e in fragile equilibrio, affidata a un Presidente del Consiglio privo di credenziali politiche solide e perciò ancora più condizionabile. E invece guadagna consensi inaspettati nel Paese, in particolare tra i cittadini più lontani dalla politica degli ultimi anni, grazie a una serie di circostanze, interne e internazionali, in cui un evento naturale che sfuggiva al controllo della politica dominante, come la pandemia da Covid19, ha avuto un peso decisivo.
Chi è stato al centro di entrambe le manovre (avendole ordite in proprio o per conto terzi non è dato saperlo) è sempre lì e ne sta tentando una terza. Il cartone animato di “Beep-beep-e-Willy-coyote” è forse la rappresentazione più fedele, almeno nel lato comico, di queste trame ripetute e del loro naufragio. Ma fino a quando? A che prezzo?
Giungiamo così all’attualità e alle incognite che porta con sé, con le difficoltà di comprensione indotte da un discorso pubblico inquinato e deformato, in una situazione come quella descritta, di rimozione delle radici storiche e della memoria del passato, anche recente.

Autore

  • Gianni PRINCIPE

    Giovanni Principe, detto Gianni, dirigente storico della Cgil, laureato in Architettura ed Economia del territorio, opinionista ed autore di varie pubblicazioni. Da 40 anni al lavoro, su economia e politiche del lavoro (Ispe, Cgil, Isam, Isae, Isfol). Impegnato per cambiare le cose; è il modo giusto di vederle.

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