Il “presidente-bullo” degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha telefonato alla premier danese Mette Fredriksen dicendole di tutto, utilizzando frasi a dir poco da mafioso con ogni forma di sgradevolezza che solo un boss di organizzazioni criminali, spietato e potentissimo, potrebbe fare su un piccolo mafioso affiliato che sia un po indisciplinato ma, ovviamente, debolissimo. Le ha detto, praticamente, che loro i danesi non hanno la forza per avere la pretesa di tenersi la Groenlandia, un’isola con una popolazione di appena 56.865 (2023), ma con una superficie di 2.166.086 km quadrati, oltre 7 volte l’Italia, risorse naturali immense, formidabili e con la posizione geostrategica perfetta per prendersi metà dell’Artico. Il riassunto della telefonata in poche parole e senza le troppe sgradevolezze di Trump: noi, Stati Uniti d’America, vogliamo che entro breve tempo la Groenlandia sia soggetta alla nostra sovranità senza che Copenaghen, né nessuno nell’Unione Europea, possa opporre nessuna resistenza politica o militare.
In fondo i danesi raccolgono quello che hanno seminato cosa che accadrà anche a tutte le nazioni europee ed in primis all’Italia. Nel 2003 i danesi parteciparono all’aggressione all’Iraq sulla base di pretesti inventati, come ormai è stato universalmente dimostrato. Nel 2008 riconobbero la secessione del Kosovo, con conseguente menomazione della Serbia quale esito finale dell’aggressione alla Jugoslavia, con gravi bombardamenti, da parte della NATO e anche dell’Italia. In entrambe le occasioni era primo ministro Anders Fogh Rasmussen, che poi divenne segretario generale della NATO, impegnandosi nella sua espansione aggressiva verso Est, nell’intensificazione della russofobia nel dibattito europeo, nell’aggressione diretta alla Libia e in quella indiretta alla Siria. Rasmussen poi, come accade da noi ad un Di Maio qualsiasi, è diventato consulente politico ben remunerato con incarichi anche presso i presidenti ucraini Poroshenko e Zelensky, ossia i terminali del più concentrato, spaventoso, opaco e gigantesco trasferimento di denaro pubblico degli ultimi decenni.
In questi anni, la signora primo ministro Fredriksen è stata tra le più generose personalità politiche impegnate a sguarnire i propri arsenali per partecipare a quel suicidio geostrategico continentale dell’Europa Occidentale che è la guerra in Ucraina.
Il boss di Washington ha potuto fare perciò una cosa semplice: con una telefonata ha comunicato alla classe dirigente servile – della Danimarca, ma poteva essere di un altro dei tanti paesi europei – il suo diktat. Una classe dirigente ormai senza alcun credito morale, etico, politico, senza armi e senza peso, senza relazioni politiche significative. Una classe dirigente asservita da troppi decenni agli abusi occidentali e alle continue violazioni del diritto internazionale a cui essa stessa si è prestata con la più squallida ipocrisia, non riconoscendo le palesi violazioni del diritto internazionale e delle decisioni dell’ONU. Trump, nel quadro di questo vero e proprio racket planetario conclamato, dove gli europei risultano essere colpevoli, sa bene chi comanda: lui stesso. Ecco perché si può permettere di fare cose che, se ci fosse stato un minimo di rispetto dei diritti umani fondamentali e del diritto internazionale, sarebbero state impossibili anche immaginarle.