Le lezioni del passato non insegnano niente, è questa la morale che si potrebbe trarre dalle recenti vicende francesi. Il presidente Macron in ritardo sulla storia propone riforme che hanno già fallito dove sono state applicate
Ne hanno contezza i cittadini francesi che, amaramente per noi italiani, manifestano con uno striscione con su scritto “non vogliamo fare la fine dell’Italia”. La verità è che la riforma pensionistica francese serve semplicemente a fare cassa, con il peso economico ribaltato sui lavoratori francesi costretti a lavorare due anni in più. Infatti la Francia togliendo risorse al suo Stato sociale, anziché aumentarle, finisce con indebolire la nazione e la sua posizione nel mondo. Come prevedibile in Francia tutto si è fermato a causa di una grande mobilitazione generale contro la riforma. L’azione di forza, che permette di saltare il voto parlamentare, fatta per far approvare la modifica del sistema previdenziale certamente non depone a favore del suo proponente ed anzi mostra le sue debolezze in parlamento. Il Governo motiva la necessità della riforma con argomenti economici ma gli economisti sono divisi sul tema. Il Consiglio consultivo per le pensioni (Conseil d’orientation des retraites) ritiene in un recente studio che i dati raccolti non “supportano l’affermazione secondo cui la spesa per le pensioni è fuori controllo” in Francia. La storia insegna che la prosperità deriva dall’eguaglianza dei cittadini e non da un sistema di disuguaglianze. Solo grazie ad un sistema equo che poggi sulla progressività fiscale e sugli investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo è possibile creare benessere per tutti.