Orazio Schillaci, attuale ministro della salute, nel corso della conferenza stampa del 12 ottobre, a conclusione del G7 dei ministri della salute, ha sostenuto che nel pubblico bisogna assumere più medici ed infermieri, precisando che la carenza di medici è modesta e sarà compensata nell’arco di tre anni, mentre quella degli infermieri è ben più grave, tanto che – come
misura tampone urgente – ha trattato con il ministero della salute indiano il trasferimento in Italia di infermieri di quel paese, «perché hanno dei diplomi di qualità che possono essere riconosciuti nel nostro sistema», ai quali verrebbe preventivamente insegnato l’italiano. Il reclutamento di nuovo personale sanitario – sempre a detta del ministro – è finalizzato a dotare principalmente le case della comunità, spina dorsale della riforma di quella che viene definita “assistenza territoriale”, intendendo con tale espressione tutto ciò che non riguarderebbe gli ospedali (come se non fossero anch’essi “territoriali”). Il PNRR prevede la costituzione di 1.350 case della comunità, una ogni 40-50mila abitanti, con un investimento di 2 miliardi in edilizia, macchinari e impianti. «La Casa della Comunità sarà una struttura fisica in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali.» (PNRR, pag. 225). Le case della comunità altro non sono che i poliambulatori pubblici, detti anche case della salute o, pomposamente, unità complesse di cure primarie. La gran parte delle case della comunità già esiste come poliambulatori pubblici. Precisiamo che i poliambulatori pubblici sono tali per quanto riguarda gli edifici, i macchinari, le attrezzature, gli impianti e gli arredi, mentre il personale che vi opera non è costituito da dipendenti pubblici, ma da medici ed infermieri convenzionati con i servizi sanitari pubblici. I medici sono denominati “specialisti ambulatoriali interni” (SAI); nel 2021 essi ammontavano a 8.852 unità (ultimo dato disponibile del Ministero della salute) e, secondo quanto programmato, ne servirebbero altri 5-6mila. Nelle case di comunità dovrebbero essere collocati almeno parte dei medici cd. di famiglia (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta), anch’essi convenzionati, che nel 2022 ammontavano a 54.215 unità (fonte ISTAT).
Torniamo all’affermazione del ministro Schillaci che nel pubblico mancano i medici ma specialmente gli infermieri. Andrebbe chiarito dal ministro se per personale sanitario pubblico intende quello dipendente da strutture pubbliche ed equiparate (aziende ospedaliere pubbliche, anche universitarie) od anche quello delle strutture private accreditate ed i sanitari convenzionati. Un esame superficiale del confronto tra i paesi OCSE parrebbe avvalorare l’affermazione di Schillaci. I dati OCSE considerano il numero dei medici e degli infermieri nel loro complesso (cioè sia pubblici che privati); in quest’ottica, nel 2022 in Italia ogni 1.000 abitanti si registrano 4,2 medici e 6,5 infermieri, contro una media OCSE di 3,7 medici e di 9,8 infermieri, ed una media UE di 3,9 medici e di 9 infermieri. Riguardo ai medici, il dato italiano supera sia la media OCSE che quella UE, mentre è decisamente ampio il divario con le medie OCSE ed UE per quanto concerne gli infermieri. I dati OCSE sono affetti tuttavia da un errore di fondo: per ogni paese conteggiano il numero totale dei medici e degli infermieri, non tenendo conto di come è organizzata la sanità in ciascun paese, in tal modo i confronti perdono di significato; detta semplicemente, si confrontano le pere con le mele. La statistica OCSE relativa ai medici non spiega ad esempio come mai in Italia si registrino liste d’attesa sempre più lunghe.
Per valutare, sia pure a grandi linee, quale possa essere il fabbisogno in Italia di medici e di infermieri, è necessario quantomeno distinguere il personale pubblico da quello privato ed esaminarne l’evoluzione. Nel caso dei medici, prendendo ad indice base = 100 il loro numero nel 2013, constatiamo che i dipendenti pubblici sono leggermente regrediti fino al 2019, tornando sui valori del 2013 nel 2020-2021, sotto la spinta dell’emergenza covid. L’insieme dei medici pubblici e privati, sia pure con qualche ripiegamento, ha conosciuto un trend crescente, con un incremento numerico del 7,3% nel 2022 rispetto al 2013; dunque l’area del privato si è ampliata e quella del pubblico no (gra. 1).
Il numero degli infermieri dipendenti pubblici è rimasto praticamente invariato dal 2013 al 2019, crescendo solo nel biennio successivo, sotto la spinta dell’emergenza covid, raggiungendo nel 2021 l’8,5% in più rispetto al 2013. La dinamica del numero complessivo degli infermieri, pubblici e privati, è stata ben maggiore, con un trend di crescita che nel 2022 ha segnato il 25,8% in più rispetto al 2013; pertanto, l’ampliamento del privato rispetto al pubblico è stato molto più marcato per gli infermieri che per i medici (gra. 2)
Da questi grafici si ricava che il fabbisogno è drammatico per il personale sanitario pubblico (gli ospedali, oltre ad occuparsi di ricoveri, svolgono anche attività ambulatoriale specialistica) e che nel pubblico è maggiore per i medici che per gli infermieri. Tutto il contrario di quello che dice il ministro Schillaci.
Un’ultima questione riguarda il numero dei medici per tipo di specializzazione. Nel 2024 in alcune specializzazioni i posti disponibili sono stati assegnati solo in parte; ad esempio, il 12% in microbiologia e virologia (nonostante il covid), il 19% in radioterapia, il 28% in medicina nucleare, il 30% in medicina di emergenza-urgenza (cioè pronto soccorso), il 52% in chirurgia generale; il 61% in anestesia, rianimazione, terapia intensiva e del dolore (indispensabile per qualunque intervento chirurgico), il 75% in geriatria. E questo è un problema nel problema.
ALCUNI DATI STATISTICI
Nel 2022 il numero di tutti i medici è pari a 302.428, di cui 52.559 odontoiatri, quello di tutti gli infermieri è di 384.882 (fonte ISTAT).
Nel 2021 il numero dei medici dipendenti pubblici risulta di 115.225, di cui 146 odontoiatri, quello degli infermieri dipendenti pubblici consiste in 303.125 (fonte Ministero della salute).
Negli ultimi anni le facoltà di medicina e chirurgia hanno laureato circa 10.000 nuovi medici l’anno.