Chiunque farà dell’inceneritore di Roma una bandiera del proprio programma elettorale alle prossime regionali non solo definisce un’alleanza politica, ma definisce una visione di gestione del territorio “sbrigativa”, “pericolosa”, “costosa” e “inefficace”.
Dovrebbe far riflettere che oltre il sindaco di Roma, se ne faccia promotore anche il candidato presidente in pectore alle elezioni regionali del PD, visto il suo ruolo di assessore alla sanità dovrebbe avere maggiore sensibilità, proprio perché nel Lazio gli effetti negativi sulla salute degli inceneritori accesi e di quelli finalmente spenti sono evidenti.
Il faro in materia ambientale non può essere la combustione dei rifiuti ma lo sviluppo della bioeconomia sostenibile, oggi, solo il 2 per cento dei materiali biodegradabili ritorna nei nostri terreni, il resto in discarica o incenerito.
Ripartire dai tessuti industriali virtuosi che investono in ricerca per non produrre più rifiuto ma processi per ridare vita ai sottoprodotti fino a riportarli biologicamente nei suoli, così da alimentare sana e nuova occupazione.
E questo discorso e ancora più sensato nella gestione di una Città popolosa come Roma.