LA  FERITA  ANCORA  APERTA  DI  VIA  DEI  GEORGOFILI

di REDAZIONE

Sono passati già 30 anni dalla strage di via dei Georgofili era il 27 Maggio del 1993 quando a Firenze, vicino alla bellissima e frequentatissima Galleria degli Uffizi, esplose un’autobomba. La deflagrazione fu devastante, a causa dell’aggiunta successiva, da parte di elementi non mafiosi, al tritolo messo dai mafiosi, di esplosivo T4.

Furono  ferite una quarantina di persone mentre persero la vita i coniugi Nencioni con i loro figlioletti Nadia di nove anni e Caterina di appena cinquanta giorni. A causa dello scoppio della bomba perse la vita anche  un giovane studente universitario di appena 22 anni, Dario Capolicchio, mentre con ben 500 opere rimaste danneggiate anche il nostro patrimonio artistico fu sfregiato da questo vile gesto.

La verità accertata nelle aule di giustizia ci racconta che i mandanti e gli autori materiali della strage di Firenze erano mafiosi con l’obiettivo di creare “una stato di guerra contro l’Italia”, da realizzarsi attraverso una strategia di tipo terroristico ed eversivo che andava oltre i classici metodi e finalità della criminalità organizzata. La mafia siciliana con quelle bombe, voleva “costringere lo Stato alla resa davanti alla criminalità mafiosa”, essa faceva un “salto” di qualità  rispetto alla logica mafiosa della vendetta contro i suoi “nemici giudici”  Giovanni  Falcone  e  Paolo   Borsellino.

Ma è poi questa tutta la verità? È stato accertato tutto sulla strage di via dei Georgofili e su quel periodo stragista? L’Associazione dei familiari delle vittime pensa che ci sia altro da scoprire. Ne sono convinti anche diversi investigatori e magistrati.

Vanno infatti individuare le responsabilità più esterne a Cosa nostra. Chi pensò e suggerì l’idea di colpire i beni artistici a Firenze o gli altri luoghi in Italia? Chi agì dentro gli apparati e che ruoli ha avuto la destra eversiva?

Con le stragi del 92-93  e con la mancata strage del Gennaio del 1994 al Foro Italico di Roma, si favorì la fine del vecchio sistema politico ed il passaggio alla Seconda Repubblica. Se l’Italia vuole essere una democrazia compiuta, libera dai poteri collusivi deve fare chiarezza su questa pagina della sua storia senza infingimenti di sorta.

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