L’aspetto di gran lunga più problematico della sanità pubblica molisana è la carenza di personale in tutti i comparti – sanitario, tecnico, amministrativo – carenza particolarmente grave per quanto concerne i medici. Il PO 2022-2024, appena licenziato dal presidente-commissario Toma ed inviato al Governo per l’approvazione, dedica al personale il capitolo 10, intitolato “Governance del Personale”. “Governance” e non l’italiano gestione od anche governo. “Personale” con la maiuscola, secondo la regola di titolazione dell’inglese. È sconfortante che si usino a sproposito parole e costrutti dell’inglese, come se l’italiano fosse una lingua meno qualificante. Il capitolo consta di 10 pagine, all’interno di un documento che di pagine ne conta 199. Già questo la dice lunga sull’importanza attribuita dal documento alla carenza di personale.
Nell’introduzione del capitolo si afferma di volere «tornare ad investire in modo mirato e qualificato sul capitale umano», per «evitare un ulteriore impoverimento delle risorse umane del SSR» (servizio sanitario regionale), ammettendo che nel SSR sussistono «carenza di personale e le problematicità connesse al processo di reclutamento». Riguardo a quest’ultimo punto, «molte delle procedure attivate hanno avuto esito negativo in quanto andate deserte; parte del personale sanitario reclutato ha presentato istanza di trasferimento presso strutture sanitarie di altre Regioni.» Al paragrafo 10.2 si lamentano anche «carenze derivanti dal sempre più crescente numero di cessazioni incrementato a seguito dell’introduzione delle nuove disposizioni pensionistiche nazionali.» E ancora: «La fuoriuscita di professionalità dal Sistema Sanitario Pubblico, che sempre più di frequente trova una ricollocazione nelle strutture private, rappresenta un ulteriore aspetto di criticità di cui tenere conto nella nuova programmazione.»
Il documento non dice di quanto si siano impoverite le risorse umane del SSR pubblico a partire dal 2007, anno in cui è stato avviato il piano di rientro dal disavanzo, ma vale la pena ricordarlo. Nel 2006 (prima dell’avvio del piano) i dipendenti pubblici del SSR del Molise ammontavano a 4.025 unità, che hanno raggiunto il minimo nel 2018, con 2.667 unità, risalite a 2.774 nel 2020. Tra il 2006 ed il 2020 c’è stato un crollo del 31%. I medici, in particolare, nel 2006 erano 724, scesi a 477 nel 2020 (- 34%), dopo avere toccato la quota minima di 428 nel 2017.
Il documento non tenta neanche di analizzare come mai molti bandi sono andati deserti o hanno permesso di reclutare per lo più degli specializzandi; come mai, oltre alle uscite per pensionamento, crescono le richieste di trasferimento in altre regioni o le dimissioni per passare a strutture private. La carenza di personale specialmente medico è un fenomeno nazionale, ma in Molise assume connotati parossistici. Come potrebbe essere il contrario, visto che si fatica a coprire i turni e ci sono reparti o servizi costretti a lavorare a singhiozzo? Si è arrivati ai medici in “prestito” temporaneo da ASL di altre regioni. Il 17 agosto il San Pio di Vasto ha accettato di fornire al San Timoteo di Termoli pediatri per 10 turni mensili. Il 4 ottobre, sempre per pediatria, è stata stipulata una convenzione che fornirà al Cardarelli di Campobasso tre pediatri per 24 ore al mese ciascuno, provenienti da Torre del Greco.
A completare il quadro disincentivante c’è l’abuso della figura del “primario facente funzione”, nominato dalla direzione sanitaria, al posto del primario vero e proprio, vincitore di concorso. Il primario è la figura eminente del reparto rispetto ai collaboratori ed agli utenti. Egli è il responsabile organizzativo e specialmente il riferimento professionale, da cui dipende la crescita professionale dei collaboratori e la “fama” verso il pubblico. Insomma, il primario è quello che “fa” il reparto, sia verso l’interno che verso l’esterno. In Molise c’è un numero esorbitante e crescente di facenti funzione, che restano tali per anni ed anni. Le migliori professionalità – specialisti già rinomati o giovani rampanti – non sono certo attirate dall’ASReM.
Veniamo al Piano triennale del fabbisogno del personale (PTFP), che tutti gli enti pubblici devono redigere annualmente con il bilancio di previsione. Un’altra anomalia del SSR del Molise è che l’ultimo BTFP approvato è quello 2020-2022. L’ASReM aveva adottato il BTFP 2021-2023, che però non è stato mai approvato dal presidente-commissario Toma. Ora è la volta del BTFP 2022-2024, prodotto a fine 2022, tanto che per quest’anno si tratta più di un consuntivo parziale che di un preventivo. Le assunzioni programmate per il 2022-2024 sono 1.223, articolate in 758 nel 2022, 380 nel 2023 e 85 nel 2024. Entro i primi cinque mesi del 2022 si sono concretizzate 64 assunzioni, appena l’8,4% del budget annuale. Il reclutamento dei medici è quello che ha funzionato meno peggio. Il programma triennale prevede 250 assunzioni nel 2022, 39 nel 2023 e 33 nel 2024. I medici effettivamente assunti dall’ASReM da gennaio a maggio 2022 sono stati 61, il 24,4% dell’obiettivo annuale, che pertanto appare velleitario. Peggio gli infermieri: le assunzioni nei primi cinque mesi del 2022 sono state zero a fronte di 184 pianificate nell’anno. Peggio che peggio i tecnici: nessun assunto nei primi cinque mesi, contro un budget 2022 di 250 unità.
Il PTFP 2022-2024 appare scritto sull’acqua, perché il PO 2022-2024 non interviene sui meccanismi di governo ed operativi del SSR che hanno determinato lo svuotamento del personale e la riduzione o cessazione dei servizi erogati. Infine, non è dato capire se gli obiettivi del PTFP 2022-2024, se realizzati per miracolo, sarebbero sufficienti a garantire un recupero di piena operatività dell’ASReM, dato che il documento non dice qual è il calo atteso di personale per pensionamenti, dimissioni, trasferimenti e decessi.
Guardando al personale medico, al netto dei rapporti cessati, è necessario un incremento di almeno 150-170 unità, portando e mantenendo a regime un organico intorno a 630-650 unità. Oltre al dato quantitativo, serve una valorizzazione qualitativa dei medici, indicendo concorsi da primario per tutti i reparti che ne sono privi, al fine di premiare le esistenti professionalità interne e di reperire all’esterno nuovi professionisti di alto profilo. L’incremento dei costi del personale che ne deriverebbe sarebbe inferiore a 20 milioni all’anno (circa il 3% dell’attuale riparto del fondo sanitario nazionale), che dovrebbero essere a carico dello Stato centrale, come extrafondo, per la durata del piano triennale, al fine di ripristinare la piena funzionalità della sanità pubblica, compromessa dalla sconsiderata e pluriennale strategia dei tagli del personale. Ripristinare la piena funzionalità della sanità pubblica è un dovere verso i molisani ed è anche la strada per risanarne i bilanci, riportando all’assistenza diretta i ricavi che sempre più scivolano verso strutture fuori regione e privati accreditati/convenzionati in regione.