La lettura mistificante di dati OCSE da parte del governo Meloni

di Pino D'ERMINIO

Qualche settimana fa il governo Meloni ha dato risalto con toni trionfalistici al rapporto OCSE “Sviluppo e benessere economico” relativo al 1° trimestre 2024, che ha visto l’Italia al primo posto tra i paesi del G7 per incremento, sul trimestre precedente, del reddito reale pro capite delle famiglie, con un +3,4%, rispetto ad una media G7 del +0,5% ed OCSE del +0,9%. Il dato, preso isolatamente e non collegato ai dati OCSE dei trimestri precedenti, relativi anche alla variazione trimestrale del PIL reale pro capite, mistifica la condizione economica delle famiglie, lasciando credere che essa sia migliorata in modo consistente, grazie naturalmente al governo Meloni, che sarebbe dunque il migliore tra quelli dei “sette grandi”.

Per cominciare, chiariamo quali dati riferisce il rapporto trimestrale OCSE “Sviluppo e benessere economico”. Il rapporto riferisce la variazione percentuale reale (cioè al netto dell’inflazione) pro capite trimestrale, rispetto al trimestre precedente, di due indici: reddito disponibile lordo delle famiglie e delle istituzioni senza scopo di lucro; prodotto interno lordo (PIL). Per chiarezza, il PIL è il reddito prodotto all’interno di un paese, da residenti e non, al lordo degli ammortamenti; questi riguardano il consumo delle strutture produttive – immobili, impianti, macchinari, attrezzature – che è difficile da stimare e quindi si preferisce non defalcarlo (si calcola anche il PIN, prodotto interno netto, ma è considerato meno affidabile). Si noti che i rapporti OCSE di cui si parla calcolano i due indici non in assoluto, ma pro capite; pertanto, la variazione del PIL pro capite non ha il medesimo andamento della variazione del PIL, ma sarà percentualmente maggiore se i residenti diminuiscono e minore se invece essi aumentano.

E veniamo ai dati, che ho rielaborato su base annuale, che mi sembra più chiara e semplice, rispetto ad una trattazione su base trimestrale. Considerato che il governo Meloni è entrato in carica il 22/10/2022, sono partito dalla variazione degli indici al 31/12/2022, rispetto alla stessa data di un anno prima, ed ho proseguito con le variazioni al 31/03/2023, al 30/06/2023, al 30/09/2023, al 31/12/2023 ed al 31/03/2024, sempre in rapporto agli indici alla stessa data di un anno prima. I dati rielaborati sono visualizzati nel grafico seguente.

Variazioni reali pro capite PIL e reddito lordo famiglie rispetto all’anno precedente

Esaminiamo per cominciare le variazioni a 12 mesi del reddito reale lordo pro capite delle famiglie. Il 2022 è un anno pesantemente negativo; i 12 mesi dal 01/04/2022 al 31/03/2023 permangono negativi, ma con una riduzione del decremento di 2,9 punti percentuali; dal 01/07/2022 al 30/06/2023 il decremento aumenta; dal 01/10/2022 al 30/08/2023 il decremento torna ad attenuarsi; nei 12 mesi del 2023 la variazione torna finalmente positiva; infine nei 12 mesi dal 01/04/2023 al 31/03/2024 si raggiunge l’incremento massimo, che tanto ha entusiasmato i corifei del governo Meloni.

Come si spiegano questi dati? L’importante decremento del 2022 è dovuto sostanzialmente alla tempesta inflattiva, che in quell’anno è stata pari in media all’8,1%, con il picco dell’12,6% ad ottobre. Nel 2023 l’inflazione è scesa in media al 5,7% ed a febbraio 2024 ha raggiunto il minimo dello 0,8%. La fiammata inflattiva è stata generata principalmente dall’impennata dei prezzi dell’energia, che si è andata spegnendo non per merito del governo Meloni, che in materia ha prodotto un pulviscolo di microinterventi, spesso solo di facciata. Hanno giocato a favore del reddito delle famiglie anche la conclusione di alcuni accordi collettivi nazionali di lavoro: nel primo trimestre 2023 alimentari, commercio, studi professionali, servizi socio-assistenziali e cooperative sociali; nel primo trimestre 2024 gomma e plastica, autorimesse ed autonoleggio, FCA.

Veniamo alle variazioni del PIL reale pro capite. Nel lungo periodo queste incidono anche sulle variazioni del reddito lordo reale pro capite delle famiglie, dato che questo può avere una dinamica maggiore o minore, ma è un di cui delle variazioni del PIL reale pro capite. Il grafico mostra un buon andamento del PIL reale pro capite nel 2022 e nei 12 mesi dal 01/04/2022 al 31/03/2023, ma un appiattimento tendenziale successivo tra lo 0,6% e lo 0,7%. I primi due valori sono la coda della ripresa post covid. La pandemia ha generato prima un crollo gravissimo (minimo annuo del 17,2% al 30/06/2020, rispetto a 12 mesi prima) e poi un potente rimbalzo positivo (massimo annuo del 18,7% al 30/06/2021, rispetto al 30/06/2020), che è andato gradualmente scemando. I valori da metà 2022 in poi riflettono invece la tendenza di lungo periodo del PIL reale italiano, che non è particolarmente dinamico, nonostante la spinta del superbonus e del PNRR.

Posti pari a 100 punti gli indici OCSE al 31/03/2007, si verifica che al 31/03/2024 l’indice del PIL reale pro capite è a 99,8 punti, mentre quello del reddito reale lordo pro capite delle famiglie è a 94,6 punti; dunque dopo 17 anni il PIL reale è sotto di 0,2 punti ed il reddito lordo reale delle famiglie (che ha avuto una dinamica più debole) è sotto di 5,4 punti. 17 anni fa il rapporto tra il debito pubblico ed il PIL era pari al 105%, ora il rapporto è al 141%.

Non è proprio il caso che il governo Meloni si atteggi a primo della classe nel G7.

Autore

  • Giuseppe (detto Pino) D’Erminio è nato a Termoli il 26 aprile 1950. È laureato in Economia e commercio. Fino al 2016 ha lavorato nel settore assicurativo, area marketing, presso direzioni di compagnie e come consulente. Ha aderito al Manifesto ed al Pdup, quando furono costituiti. Successivamente è stato delegato sindacale per alcuni anni nel Consiglio d’azienda dell’impresa dove lavorava. Negli ultimi anni ha collaborato e collabora tuttora con associazioni e gruppi civici.

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