LA SCELTA SCELLERATA DI FRATOIANNI

di Michele BLANCO

L’idea di costruire una alleanza elettorale con il Pd (e più Europa), con un PD che indica in Cottarelli (che per certi versi è anche peggio di Draghi) la sua punta di diamante, può comportare la fine di Sinistra Italiana come soggetto politico.

Il problema consiste nel fatto che Sinistra Italiana ha pensato di ricostruire un nuovo centrosinistra, una possibile riedizione dell’Ulivo. Sono fortemente convinto che oggi dovremmo cancellare il termine centrosinistra perché non corrisponde all’attualità della politica odierna. Infatti l’unico centro-sinistra autentico fu quello degli anni 60, che realizzò la nazionalizzazione dell’energia elettrica, la scuola media unica fino a portare nel 1970 alla legge dello Statuto dei lavoratori. Purtroppo il cosiddetto centrosinistra degli anni 90 ha privatizzato l’energia, introdotto le prime forme di lavoro precario (poi implementate da tutti i governi successivi di destra come di centro sinistra). Il PD ha sostenuto il programma di governo di Monti, con Renzi ha smantellato del tutto lo statuto dei lavoratori, colpendo l’art 18, riducendo i diritti sociali dei cittadini, e Gentiloni ha proseguito sulla stessa strada. Ha “inventato” dal nulla, Calenda, che senza nessuna preparazione e legittimazione popolare è stato ministro nei governi Renzi e Gentiloni. Ha prodotto il disastro assoluto della cosiddetta “buona scuola” con la sua visione aziendalistica e mercantilistica, ha completato e implementato, se possibile, i danni che avevano fatto la Moratti e la Gelmini. Nel ministero dei Beni culturali che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’intera Italia, presieduto per un totale di 7 anni da Enrico Franceschini esponente pd, siamo al “caporalato di Stato”, con una miriade di giovani che tengono in piedi musei e siti con contratti a tempo determinato e salari da fame. Non va meglio ai ricercatori della Sanità pubblica, 1290 operatori con una media di 10 anni di precariato alle spalle. Sono i nostri giovani più brillanti, quelli che la Tv ci mostra dopo che sono scappati, quando hanno avuto successo nelle Università straniere. Nel 2021 con la ripresa dell’occupazione del 23%, il 68% e di contratti sono stati stagionali, il 35% in somministrazione, e solo 2% a tempo indeterminato. Ma tutto il mondo del lavoro italiano ha conosciuto forse il più grave arretramento della sua storia recente. «Secondo l’Ocse l’Italia è l’unico Paese europeo che negli ultimi 30 anni ha registrato una regressione dello stipendio medio annuale del 2,9%». E siamo ora al dilagare dei lavoratori poveri. Il rapporto dell’11 luglio 2022 del presidente dell’Inps Tridico ricorda che «il 28% non arriva a 9 euro l’ora lordi». Tutto questo quando non si muore per infortuni sul lavoro, nel 2020 1.270 lavoratori non sono tornati alle loro case. Poveri in un mare di miseria, perché oggi contiamo oltre 5 milioni di poveri assoluti e 7 di milioni di poveri relativi. Ma c’è chi sta peggio. Nelle campagne è rinato il lavoro semischiavistico sotto il caporalarato. La figura dei caporali era attiva in alcune campagne del Sud negli anni 50, poi travolta dall’onda di conflitti e rivendicazione dei braccianti del decennio successivo. Negli ultimi 20 anni è risorta, ma si è diffusa addirittura anche nelle campagne del Nord. Certamente Sel e poi SI votarono contro questi governi, come ha votato contro il governi Draghi e i suoi provvedimenti discutibili, come l’appoggio alla guerra della Nato e i falsi programmi ecologisti. E’ evidente, quindi, che agli occhi di molti compagni ed elettori di Sinistra Italiana il fatto di allearsi con un PD, ancora e inesorabilmente, più spostato a destra, rappresenti un grande e grave paradosso. Il richiamo all’unità antifascista (mettendo insieme SI e la Bonino) considerando la divisione anche all’interno delle forze neoliberiste, che con i partitini personali di Renzi e Calenda si sono sottratti a questa allenza, ci sembra inutile purtroppo. L’antifascismo è un valore fondamentale della nostra democrazia, ma molte forze nate dalla democrazia cristiana, e comunque nel partito popolare europeo, sono addirittura alleate nel centrodestra con il partito della Meloni. Ma certo oggi non servono le “Union Sacre”. Anzi rischiano di far prendere altri voti alla Meloni. In effetti in Italia lo scontro si profila tra un centro-destra, non centro sinistra, di fatto neoliberale ed una destra nazional-populista (ma anche ultaliberista) che guarda più al regime clerico-reazionario polacco o al presidente ungherese Orban, che a Mussolini. A sinistra c’è da tempo un vuoto politico e di rappresentanza che nessuno è mai riuscito a colmare. Perchè manca una cultura politica di sinistra e progetti credibili. Ormai da decenni nessuno pensa di realizzare programmi di sinistra reale che si basino, in primo luogo, sulla difesa delle persone più deboli, dei bisognosi, delle politiche atte ad aiutare chi lavora e realmente di matrice ecologica. Tutto questo mentre nel nostro paese si registrano gli squilibri distributivi dei redditi e gli eccessi nella concentrazione della ricchezza netta nelle mani, sempre più, di poche persone come ogni anno ci dimostra il rapporto di Oxfam. Le rielaborazioni di Oxfam si basano su dati, modello econometrico e metodologia di stima utilizzati da Credit Suisse per la stesura delle edizioni più recenti del Global Wealth Report e Global Wealth Databook e permettono di fotografare una situazione veramente disarmante e preoccupante.  Nel 2016 la quota del reddito nazionale disponibile lordo del decile più povero risultava più bassa di 28% rispetto al 2006. Il calo della partecipazione percentuale al reddito disponibile ha interessato nel 2016 (relativamente al 2006) i primi tre decili della popolazione e il decile più ricco (-0,4%). Complessivamente nel 2016 il 20% più ricco delle famiglie italiane ha tuttavia visto la propria quota di reddito disponibile aumentare di quasi 1% rispetto ai livelli del 2006. La situazione si è ovviamente aggravata negli ultimi anni, ho voluto utilizzare dati non aggiornati che hanno avuto una larga approvazione scientifica. Quindi i fatti dimostrano che non è avendo qualche seggio garantito in parlamento che si possono ottenere delle buone leggi. Anche perché se al 90 e passa per cento i componenti del parlamento sono liberisti convinti non favoriranno mai una legge per redistribuire i redditi in modo equo, non faranno mai una legislazione sociale adeguata ai bisogni reali. Mai faranno leggi che realmente favoriranno la salvaguardia ambientale e men che mai leggi che rifinanziano la scuola pubblica e la sanità. Quindi bisogna pensare che sia necessaria, di nuovo, una sinistra politica che guardi ai bisogni reali delle persone e alle esigenze di programmare un futuro verde in un mondo con più giustizia sociale.

Autore

  • Michele BLANCO. Dottore di ricerca in “Diritti dell’uomo e Diritti fondamentali. Teorie, etiche e simboliche della cittadinanza” presso la facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università di Napoli. Tra i suoi saggi più rilevanti si ricordano: “La vera ragione dei diritti umani e la democrazia partecipativa come premessa al reciproco riconoscimento tra i popoli” (2006), “Democrazia deliberativa ed opinione pubblica emancipata” (2008), “Cosmopolitismo e diritti fondamentali” (2008), “Diritti e diseguaglianze. La crisi dello stato nazionale e al contempo dello stato sociale” (2017), “Nota critica a Thomas Piketty, Capitale e ideologia” (2021) “Nota critica a Katharina Pistor , Il codice del capitale. Come il diritto crea ricchezza e disuguaglianza”, 2021. “Recensione critica a Thomas Piketty, Una breve storia dell’uguaglianza”  2021.

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