Se la disuguaglianza è connaturata al capitalismo, come sostiene Piketty nel suo “Capitale nel XXI secolo”, il vero problema è che il capitalismo moderno – non a caso definito turbocapitalismo – sembra un modello pensato per generare disuguaglianze sulle quali lo stesso si regge e ne trae la forza.
Abbiamo cioè un postcapitalismo che va di pari passo con una postdemocrazia, ovvero con un sistema che vorrebbe essere democratico ma non lo è più poiché è sfornito degli strumenti normati di contenimento e di contrasto degli effetti negativi del primo. Per dirla con le parole di Claus Offe “le risorse economiche determinano l’agenda del processo politico mentre, invece, i proprietari di quelle risorse non hanno limitazioni significative poste dai diritti sociali e dagli interventi politici: i mercati determinano l’agenda e i vincoli fiscali per le politiche pubbliche, ma c’è ben poco che le politiche pubbliche possono fare per determinare gli esiti dei mercati”.
Con l’acronimo inglese TINA (there is no alternative), letteralmente “non vi sono alternative”, si afferma da parte di molti studiosi l’ineludibilità delle disuguaglianza. Ed a onor del vero un certo grado di disuguaglianza economica è inevitabile; contro di esso la democrazia è debole, ma lo è anche ogni altra forma di sistema politico esistente. Tuttavia altra cosa è farne derivare l’inevitabilità delle disuguaglianze che appare più un concetto di comodo che una reale constatazione. Infatti la redistribuzione delle risorse è certamente una cosa possibile per i governanti così come possibile è il mettere a terra politiche volte a migliorare l’ambiente sociale quali, ad esempio, investimenti nell’istruzione che – sebbene non diano garanzia di risultati immediati e/o automatici – sicuramente svolgono una forte funzione di contrasto delle diseguaglianze.
Lo Stato è chiamato a questa importante missione poiché la disuguaglianza economica, oltre ad essere socialmente indesiderabile, è politicamente pericolosa in quanto minaccia l’idea di democrazia come l’abbiamo finora conosciuta. Questo indebolimento della democrazia impone di trovare le misure utili a fermare e possibilmente invertire la crisi sociale, economica e politica che le disuguaglianze generano al fine di salvare la stessa democrazia.