In un mondo caratterizzato da disuguaglianze crescenti, l’eguaglianza rimane una delle più grandi sfide del nostro tempo. È facile evocarla nei discorsi, più difficile tradurla in pratiche concrete che trasformino la società. Ma è proprio questa trasformazione che rappresenta la sfida più urgente per chi, come noi, crede nella costruzione di una società più giusta, solidale e inclusiva.
Le disuguaglianze economiche continuano a crescere a un ritmo allarmante. Una piccola élite detiene una porzione sproporzionata della ricchezza globale, mentre milioni di persone lottano per accedere ai beni essenziali. Questo non è solo un problema di giustizia sociale, ma anche di democrazia: quando la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi, anche il potere politico tende a seguire la stessa direzione, minando il principio di rappresentanza.
Ma l’eguaglianza non è solo economica. È anche sociale, culturale e di genere. Le donne continuano a essere sottorappresentate nei luoghi di potere e sovrarappresentate nei settori lavorativi più precari. Le discriminazioni razziali, religiose e sessuali permeano ancora le istituzioni e la vita quotidiana. E l’accesso ai diritti fondamentali, come l’istruzione e la salute, è tutt’altro che equo.
Le sinistre hanno un ruolo cruciale in questa battaglia. No, non sono passate di moda e al contempo non possono limitarsi a denunciare le ingiustizie.
Tocca a noi, a tutti noi uniti da un ideale antico, nobile ma sempre più attuale, proporre soluzioni concrete, coraggiose e soprattutto sistemiche. Ciò significa lottare per un sistema fiscale progressivo, che redistribuisca la ricchezza in modo equo. Significa investire in servizi pubblici universali e gratuiti, come la scuola e la sanità, che siano un baluardo contro la disuguaglianza. Significa anche promuovere politiche attive per l’inclusione, come il salario minimo garantito, il diritto all’abitazione e la parità di genere nei luoghi di lavoro.
L’eguaglianza non è un’utopia irraggiungibile. È una scelta umana e morale, prima che politica. Ogni passo verso un mondo più equo è una vittoria collettiva, un segnale che il cambiamento è possibile. Ma per raggiungerla, è necessaria una mobilitazione che parta dal basso, che coinvolga ogni cittadino, ogni lavoratore, ogni comunità.
È tempo di agire. Non c’è eguaglianza senza giustizia sociale, e non c’è giustizia sociale senza il coraggio di immaginare un futuro diverso dal presente. Il cambiamento è nelle nostre mani.