L’attuale Unione Europea arranca, è incompleta, troppo bloccata dai veti dei singoli governi e frenata dalla burocrazia interna.
Sui vaccini l’Europa ha fatto flop. Siamo rimasti sulla scia dei nostri alleati americani, non siamo riusciti a produrre un vaccino europeo. Eppure era sicuramente alla nostra portata per capacità di ricerca e innovazione.
Sui fondamentali e strategici microchip siamo a ruota del mondo asiatico e della Cina in particolare.
Le divisioni ci hanno fiaccati e indeboliti. Eppure non ci mancano tecnologie e possibilità di produrre i semiconduttori e mantenere una solida autonomia nei decisivi settori dell’elettronica e dell’informatica.
Sull’energia ogni Paese è andato per conto proprio e così siamo riusciti a consegnarci nelle mani di Putin, che ha usato questo vantaggio per dividerci e colpire più facilmente l’Ucraina. Anche in questo caso il motivo dell’esagerato rincaro dei prezzi sta nelle strategie posate sulle piccole spalle dei singoli Paesi. L’Europa realmente unita invece sarebbe in grado di produrre energia green e tenere testa a Putin e a qualunque altra realtà globale.
Potremmo continuare con altri esempi: la lotta alle mafie, il fisco, i diritti, il welfare, la politica estera e quella per il Mediterraneo.
In sostanza l’Europa è ad un bivio. Tuttavia tornare indietro, nel tempo attuale e globalizzato, sarebbe un disastro. L’unica strada è andare avanti per puntare dritti all’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa.
Prima dell’Unità d’Italia molti erano scettici sulle possibilità di superare le storiche divisioni italiche in “Stati e staterelli”. Eppure ci siamo riusciti. Il percorso è stato faticoso e pieno di gravi contraddizioni, ma la meta ha dato sane motivazioni a intere generazioni e una spinta sociale, economica e politica irrefrenabile.
Anche l’America era divisa tra i “Confederali” con le giacche grigie, come le generazioni più adulte li hanno conosciuti anche nei film, e i “Federali” dalle giacche blu. La guerra civile sembrava favorevole agli Stati del Sud, contrari all’unità e all’abolizione della schiavitù. Vinsero invece i Federali e nacque così un Paese moderno, più grande e potente: gli Stati Uniti d’America.
L’Europa attuale deve scegliere. Tre giovani su quattro sono pronti ad abbracciare questa opzione, la politica invece non è ancora decisa.
È il momento giusto per trasformare questa campagna elettorale in una sorta di referendum su quale Europa vogliamo, in modo che i cittadini possano dare un mandato chiaro e progettuale al prossimo Parlamento e al prossimo Governo.
L’Italia, seguendo l’esempio dei nostri Padri fondatori dell’Europa con il Manifesto di Ventotene, potrebbe guidare l’Unione verso questa nuova meta, che spingerebbe le nuove generazioni a dare più fiducia all’impegno politico e più valore alla partecipazione al voto democratico.
Anche i progressisti potrebbero riprendere energia sociale ed elettorale per crescere e rilanciare il proprio ruolo di governo innovativo e condiviso.
La stessa differenza tra centro-destra e centro-sinistra sarebbe più chiara e comprensibile.
Insomma, è il tempo di fare scelte radicali, su cui ogni partito deve usare un linguaggio netto e privo di ambiguità.