L’ITALIA AL VOTO IN UN CRESCENTE CLIMA DI DISEGUAGLIANZE

di Vincenzo NOTARANGELO

Si rompe il tabù del voto d’autunno che tanti governi balneari ci aveva regalato nella prima repubblica.

Il Presidente della Repubblica pochi giorni fa ha sciolto le camere, verificato il venir meno del sostegno parlamentare al Governo e l’assenza di prospettive per dar vita a una nuova maggioranza, ed ha fissato la data del 25 Settembre per lo svolgimento delle elezioni.

Alla compattezza dello schieramento di centrodestra  sembra di veder contrapposta una disgregazione delle forze di centrosinistra, incapaci di serrare i ranghi, vittime come sono di rancori e reciprochi veti.

Il vero problema del quadro che si va delineando è che i prossimi mesi ed anni vedranno un abbassamento generale della qualità della vita dei cittadini, per cui un governo progressista meglio garantirebbe quella redistribuzione di ricchezza necessaria ad attenuare gli effetti negativi della crisi in atto.

L’aggravarsi della guerra in Ucraina, la ripartenza del Covid in autunno,  una tassazione piatta e non progressiva,  l’abolizione del reddito di cittadinanza, il mancato finanziamento dei superbonus per imprese e famiglie, politiche migratorie pessime e discriminatorie determineranno inevitabilmente un aumento delle diseguaglianze.

Un governo di centrodestra a guida Fratelli d’Italia, quando non ne sarà causa, farà solo da acceleratore per la deflagrazione di tutte queste problematiche che adesso covano sotto la cenere.

L’auspicio è che il passare dei giorni porti ad uno stemperamento delle posizioni prese successivamente alla caduta del governo Draghi con il PD che, lucido e lungimirante, sia capace di ricondurre ad unità il quadro politico a sinistra; in mancanza lo scontro fra i contendenti sarà impari per via del meccanismo elettorale generato dal rosatellum bis. Se mancherà la ricomposizione, la dirigenza democratica avrà dimostrato tutta la sua inconsistenza tattica e politica.

In tal caso non resterà che appellarsi al buon senso degli italiani, nella speranza che il popolo sia più avanti dei suoi rappresentanti.

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