L’ITALIA DEL DOPO TRUMP (Parte II)

di Gianni PRINCIPE

Quale alternativa?

Trumpismo-sovranismo e neoliberismo non esauriscono il quadro, si è detto. Altri attori globali, non riconducibili a quei due paradigmi, stanno compiendo grand sforzi per emergere.

Non danno però prova di avere da proporre a loro volta alternative globali: valga per tutti l’esempio della Cina, che più degli altri occupa la scena. Punta ad accreditarsi come soluzione vincente, anche vantando di aver debellato l’epidemia in corso, ma non tollera che ci si interroghi sui prezzi che quel popolo ha pagato in questa circostanza né, meno ancora, su quelli che più in generale sta pagando nell’assetto sociale attuale.
Oltre tutto, dobbiamo prendere atto che nell’altra parte del mondo che abitiamo, quella più grande, la forma politica che sta prevalendo è connotata da autoritarismo in varie forme (e da bellicismo, non meno radicato che nelle democrazie occidentali ma assai più ostentato).
Andando oltre questo quadro di assieme, che sembra dirci che la ricerca di un’alternativa è ancora lontana dalla soluzione e che, anzi, i rischi non si limitano a quelli prodotti dall’egemonia del liberismo, non va neanche sminuito quel tanto che si muove nel mondo occidentale. Allo stato attuale, alternativo più come ricerca di un percorso che come offerta di soluzioni. Si tratta di una realtà in formazione, ancora dispersa ma diffusa più di quanto non appaia nell’infosfera.

Prima o poi potrà affacciarsi come il fantasma che aleggiava un tempo. Perché, diciamolo pure, quando ci poniamo il problema di superare i due paradigmi prevalenti nelle democrazie occidentali senza cedere ai nemici della democrazia, è di questo che parliamo: delle sorti della sinistra.
Se debba essere ecologista o socialista è un dilemma superato, avrà entrambi gli assi di riferimento, per forza di cose. La domanda è dove sta e a che punto sta: perché è in movimento, ma sta affrontando una corsa contro il tempo che si fa sempre più angosciosa.

Autore

  • Giovanni Principe, detto Gianni, dirigente storico della Cgil, laureato in Architettura ed Economia del territorio, opinionista ed autore di varie pubblicazioni. Da 40 anni al lavoro, su economia e politiche del lavoro (Ispe, Cgil, Isam, Isae, Isfol). Impegnato per cambiare le cose; è il modo giusto di vederle.

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