Guardandoci intorno dobbiamo prendere atto che quella ricerca in Italia è ancora molto indietro e quella realtà in formazione assai più dispersa che altrove.
Non c’è traccia di tentativi di dar corpo all’interno dell’area socialdemocratica a una nuova cultura e a nuove esperienze minimamente strutturate, come pure sta avvenendo nel mondo anglosassone, con la sinistra socialista di Sanders e Ocasio-Cortez tra i Dem e con “Momentum” di Corbyn tra i laburisti.
Quanto agli ecologisti, i Verdi non riescono a recuperare neanche quel po’ di credibilità faticosamente raggiunto negli anni passati, avendo ceduto ai modi della peggiore politica; mentre i Cinquestelle, che su quella stella avevano costruito molti dei loro consensi, sono rimasti a metà del guado, impigliati nel sincretismo spacciato per “post-ideologia”. Buono per la protesta, ora impedisce di compiere la necessaria scelta di campo.
Non che non ci sia fermento a sinistra, ma non si riesce a trovare un punto di coagulo fuori dalle formazioni socialdemocratiche (mal comune al resto d’Europa). C’è una miriade di associazioni di scopo, che vanno nella direzione giusta ma non approdano a una forza organizzata, non fanno fronte comune, non si vedono parte di un movimento più ampio. E spezzoni di formazioni che ambiscono a fare sintesi politica ma restano confinate nell’autoreferenzialità, tra personalismi e settarismi.
Non si può, non si deve demordere. E non ci si deve isolare dal resto del mondo. Su questo il discorso va ripreso e approfondito. Solo, in conclusione, vorrei accennare a una novità che, in questo quadro, merita di essere segnalata, ancora in embrione ma promettente: un percorso che si è venuto costruendo come convergenza tra alcune centinaia di associazioni, con l’obiettivo di raccogliere la sfida dell’epidemia e del dopo. Unite dalla consapevolezza della radicalità della sfida, per non tornare alla normalità precedente, in gran parte all’origine sia dell’insorgere dell’epidemia che della gravità delle sue conseguenze.
Partendo da un Manifesto di base “Per la società della cura”, il percorso è stato avviato con un pic-nic a villa Doria Panfili in concomitanza con gli Stati Generali indetti dal governo Conte ed è andato avanti, senza troppi clamori, con successivi incontri di approfondimento (a distanza) e con un primo “atto di presenza collettiva” in 45 piazze italiane e nel web il 21 novembre scorso.
C’è un sito, dove si può leggere il Manifesto e uno spazio di condivisione sulla piattaforma Demosfera.
Un particolare incoraggiante è che l’appello di convocazione della giornata del 21 novembre non è una lista dei desideri né un programma politico di legislatura. Traduce la “visione” di fondo del Manifesto nella richiesta di quattro provvedimenti immediati da sollecitare al governo e alle forze politiche, insieme con cinque proposte per reperire le risorse necessarie tagliando spese dannose, prima ancora che inutili, e modificando la struttura del prelievo fiscale. L’indicazione ora è di andare avanti: incalzando governo e poteri locali con una azione diffusa, concentrata su questi temi e chiamando a raccolta i soggetti collettivi e le singole persone che si ritrovano in queste richieste.