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Ormai i risultati di questa tornata elettorale sono definitivi ed ampiamente acquisiti da tutti, per cui è possibile fare qualche riflessione in più. La coalizione di centrodestra è maggioranza nel nuovo parlamento con Fratelli d’Italia che, forte del 26% dei consensi, è il primo partito in Parlamento. Il secondo partito è il PD, che però si ferma sotto quota 20 punti mentre il M5S si piazza terzo con oltre il 15 percento dei consensi. Non esaltante il risultato della lista Calenda/Renzi (sopra il 7%), mentre l’Alleanza Verdi/Sinistra si salva per il rotto della cuffia superando (col 3,5%) di poco la soglia di sbarramento.
Risultati che rispettano i pronostici della vigilia con qualche piccola sorpresa quale la debaclê della Lega, il forte calo del PD ed il recupero oltre ogni aspettativa da parte del 5Stelle. Nel complesso la coalizione di centrodestra ottiene il 44% dei consensi mentre quella di centrosinistra si ferma sotto il 26%. Il bilancio va poi completato con i collegi maggioritari che passano quasi tutti al centrodestra che finisce con avere i numeri per formare un governo senza bisogno di cercare “voti in Parlamento”. Fin qui i dati di questa elezione, ma siamo sicuri che la partita sarebbe finita così se il PD non avesse scelto di inaugurare la vocazione suicidaria? Ebbene ci avevano spiegato che il PD era nato per unire il meglio delle tradizioni politiche del novecento e seguire la sua naturale “vocazione maggioritaria” ed invece scopriamo che ha una innaturale “vocazione suicidaria”. Non c’è altro modo per tentare di comprendere le scelte fatte dai vertici del PD nella fase delle alleanze e poi, successivamente, in campagna elettorale. Nessuno di loro si senta escluso poiché alle decisioni del segretario Letta è seguita la ratifica da parte degli organi di partito.
Non ci voleva molto per capire che l’idea di gettare a mare l’esperienza del governo giallo-rosso sarebbe stata elettoralmente fallimentare. Ancora più demenziale l’idea di legarsi all’esperienza del governo Draghi e alla sua fantomatica “agenda” per raggranellare voti ed, al tempo stesso, per scaricare potenziali alleati che solo del bene avrebbero fatto alla coalizione di centrosinistra. Eppure bastava copiare dal centrodestra che sceglieva di stare insieme al di là del sostegno (FI e Lega) o dell’opposizione (FdI) al governo.
Forse davvero non si rendevano conto che quel governo, lodato da quasi tutta la stampa, non era particolarmente amato dagli italiani.
O forse si voleva perdere ad ogni costo: il teatrino della mancata alleanza con Calenda o la scelta di Bonelli e Fratoianni quali alleati “tecnici” hanno rappresentato la ciliegina sulla torta.
Ad un certo punto l’elettore di centrosinistra si è sentito smarrito tanto da scegliere l’astensione, mentre chi decideva di partecipare al voto stanco della solita solfa sul “voto utile” esprimeva il suo “utile voto” alla forza a lui più gradita.
Ma i numeri usciti dalle politiche 2022 ci suggeriscono anche un altro scenario. Se il PD avesse scelto di creare una vera coalizione, la partita sarebbe diventata contendibile.
Già l’alleanza con la lista Calenda/Renzi avrebbe prodotto un risultato migliore di quello attuale. Ancora più forte sarebbe stata un’alleanza fra il PD ed il M5S, mentre un’alleanza giallo-rosso (M5S-PD-Sinistra-IV/Azione) avrebbe regalato la vittoria al centrosinistra. Anche la situazione sui collegi maggioritari sarebbe cambiata recuperando tanti collegi persi e, addirittura, conquistando qualche roccaforte del centrodestra.
È vero in politica la somma non fa mai il totale perciò non è certo che la riproposizione dell’alleanza giallo-rossa avrebbe aggiunto ai voti del PD tutti quelli del M5S e di Italia Viva/Azione.
Sicuramente ci sarebbe stata la possibilità di schierare una coalizione competitiva e alternativa alla destra, per nulla condannata già in partenza all’irrilevanza e alla sconfitta, se solo il PD non avesse deciso di infilarsi di proposito in un cul-de-sac.
4 Commenti
Analisi, come sempre, asciutta e azzeccata. Condivido in toto il contenuto con particolare sottolineatura dell’attitudine naturale al suicidio del PD quale sedicente “unica” alternativa di sinistra al dilagare della destra più subdola degli ultimi 50 anni. Bravo Pino.
Ok
Analisi, come sempre, asciutta e azzeccata. Condivido in toto il contenuto con particolare sottolineatura dell’attitudine naturale al suicidio del PD quale sedicente “unica” alternativa di sinistra al dilagare della destra più subdola degli ultimi 50 anni. Bravo Pino.
Ok