La partecipazione alla vita pubblica è il cardine della nostra forma di governo, la Repubblica, che a sua volta trova il suo fondamento nei valori della carta costituzionale. La “res publica” ovvero la “cosa di tutti” fu la scelta fatta nel 1946 con un referendum dal risultato chiaro: su 25 milioni di votanti il 54% scelse la Repubblica e soli il 46% la Monarchia.
Fu un voto storico che chiudeva un periodo tragico per il nostro Paese. Fu un voto al quale parteciparono per la prima volta anche le donne. Gli italiani e le italiane decisero che, nel nostro Paese, non poteva esistere più il governo di uno solo, non scelto e non votato dai cittadini, che mai saremmo ritornati nell’abisso di una dittatura. Gli italiani decisero, 77 anni fa, che la migliore forma di governo per il futuro del nostro Paese fosse la Repubblica.
La Repubblica ci suggerisce la nostra Costituzione “appartiene al popolo” che, solo provvisoriamente, delega ai rappresentanti politici la guida della nazione. Il cittadino non dovrebbe mai rinunciare al suo diritto di voto con l’astensione perché non è indifferente determinare chi e come amministrare il Paese. È innegabile che esiste disaffezione verso la politica e la partecipazione alla vita pubblica è tiepida. Una crisi profonda dovuta anche alle incapacità dell’attuale classe dirigente, non paragonabile ai Padri e Madri Costituenti.
L’auspicio è che ci sia un’inversione di rotta. Che la nostra Repubblica sia sempre più una Repubblica delle donne per le donne. Una Repubblica realmente fondata sul lavoro e sull’uguaglianza che garantisca benessere e piena occupazione. Una Repubblica forte ed unita, che allontani l’idea malsana dell’autonomia differenzia e sappia dare sviluppo e forza a tutti i suoi territori facendo del meridione una risorsa per l’Italia e per l’Europa. Una Repubblica che sappia accogliere anziché scacciare, che ripudi la guerra ed abbia la forza di dire al proprio alleato che sbaglia; che sappia farsi portatrice di pace ovunque, in Ucraina come in ogni altro teatro di guerra, perché la pace non si fa armando una nazione ma solo dialogando come dovrebbe sapere chi nasce dopo l’orrore nazi-fascista. La nostra è una Repubblica antifascista, nata dalla resistenza, che crede nella pace e nella cooperazione quali valori fondamentali.
Per tutte queste ragioni, spero in una Repubblica che si faccia promotrice del compimento di quel percorso di unità fra i popoli che fu iniziato a Roma nel 1956. Gli Stati Uniti d’Europa, progetto di un continente europeo veramente unificato, pensato a Ventotene da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, possono essere strumento di pace e stabilizzazione per tutti i popoli.