RIFLESSIONI SULLE ELEZIONI NEL REGNO UNITO. LA VERITÀ CHE NON TI DICONO

di Michele BLANCO

I Laburisti nel 2024 prendono meno voti totali del 2019, dovuto all’astensionismo dilagante. Malgrado i voti in meno e con un minimo aumento percentuale, all’incirca solo 1,8 in più nel 2014, allora fu una sconfitta ora una vittoria, magie del sistema elettorale uninominale.

Sulle elezioni del Regno Unito i “commentatori” dicono tante cose. La prima che se la sinistra è moderata può ma vincere le elezioni, ma la realtà è molto diversa. Molti analisti onesti e seri più che di un successo laburista, che in termini di seggi grazie al sistema di voto uninominale è schiacciante, parlano di disfatta epocale dei Conservatori. La vittoria dei laburisti, guidati dal moderatissimo Keir Starmer, in politica estera un grande sostenitore della Nato e un assoluto amico di Israele in Medio oriente, ma in termini di voti reali non è superiore rispetto alla sconfitta patita dal suo partito del 2019 (in percentuale 1,8 per cento di voti in più) e rimane sotto il risultato ottenuto dalla leadership realmente di sinistra di Jeremy Corbyn nel 2019 che nel 2017. Con solo l’1,8 in più i laburisti sono passati da 201 parlamentari del 2019 a circa 410 di oggi. Sono i conservatori che hanno perso le elezioni che sono passati da 359 parlamentari del 2019 a circa 113. Infatti non è passata inosservata proprio la rielezione da indipendente di Corbyn nel collegio di Islington North a Londra, dopo che l’ex segretario del partito era stato espulso proprio da Starmer. Corbyn – deputato in quel collegio da 41 anni – ha superato il candidato ufficiale laburista di 8000 voti.

Quello che emerge dalle elezioni nel Regno Unito è una sconfitta con potenziali rischi esistenziali per il Partito Conservatore, che nel corso degli anni ha deteriorato il tenore di vita della popolazione, gettato il paese nel caos e generato imbarazzo per gli standard morali. In molte nazioni la moralità dei politici è importante, fondamentale. È proprio questa causa primaria che sta alla base dei due meccanismi che hanno portato alla vittoria del Labour Party. Il primo è la capacità da parte del Labour di Starmer di attrarre chi voleva porre fine all’esperienza di governo dei Tory. Questo, sia chiaro, è ben diverso dalle analisi che sono emerse nel nostro paese in questi giorni, secondo cui si vince al centro. La vittoria di Starmer non ci dice che si vince al centro in quanto legge del moto delle elezioni politiche. L’asserzione corretta è infatti quella condizionata: in un paese dominato dal caos causato dai Tory, è possibile che elettori moderati votino per un candidato di sinistra che si pone con serietà e pragmatismo. Il secondo meccanismo è più inquietante: la sconfitta dei Tory, dato il sistema elettorale inglese maggioritario a turno unico, è stata in parte causata dalla concorrenza interna del Reform UK (partito di estrema destra) che, ancora una volta approfittando della situazione creata dai conservatori, ha avuto delle percentuali mai viste prime che quindi ha favorito i candidati degli altri partiti. Purtroppo il secondo di questi due meccanismi è stato chiaramente il più determinante.

La vittoria di Starmer, nonostante il suo programma e sulle sue posizioni che non convincono pienamente gli elettori che l’hanno votato, è una buona notizia in vista anche del secondo turno delle elezioni francesi, di oggi, per evitare che vincano i partiti di estrema destra. Il Regno Unito vive ancora una situazione profondamente precaria e bisognerà capire se il Labour Party sarà capace di portare davvero la stabilità che promette, ma allo stesso tempo sanare le profonde divisioni e risolvere le condizioni di disagio in cui vivono famiglie, giovani, anziani, causate dalle politiche neoliberiste portate avanti dai conservatori. Solo in questo modo, oltre a rimettere in moto il motore della crescita del Regno Unito, si potrà dare risposte a quegli elettori che hanno votato per i partiti populisti, come dimostra il fatto che molti voti in uscita dai conservatori sono andati al partito di destra Reform UK di Farange. Secondo i dati diffusi da Bbc, il Labour porta a casa il 33,8% dei voti e 411 seggi su un totale di 650. Tonfo dei Tory, mai così male dal 19esimo secolo: 119 seggi e il 23,7% dei voti. “Mi prendo la responsabilità della sconfitta”, ha detto il premier dimissionario Rishi Sunak, che lascerà anche la leadership dei Conservatiori. Bene i Lib Dem: 71 seggi e 12,2% dei voti. Quattro posti in Parlamento per Reform Uk di Nigel Farage.

Male l’affluenza al voto, intorno al 59,8%, che risulta essere è la cifra più bassa negli ultimi 20 anni.

Autore

  • Michele BLANCO. Dottore di ricerca in “Diritti dell’uomo e Diritti fondamentali. Teorie, etiche e simboliche della cittadinanza” presso la facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università di Napoli. Tra i suoi saggi più rilevanti si ricordano: “La vera ragione dei diritti umani e la democrazia partecipativa come premessa al reciproco riconoscimento tra i popoli” (2006), “Democrazia deliberativa ed opinione pubblica emancipata” (2008), “Cosmopolitismo e diritti fondamentali” (2008), “Diritti e diseguaglianze. La crisi dello stato nazionale e al contempo dello stato sociale” (2017), “Nota critica a Thomas Piketty, Capitale e ideologia” (2021) “Nota critica a Katharina Pistor , Il codice del capitale. Come il diritto crea ricchezza e disuguaglianza”, 2021. “Recensione critica a Thomas Piketty, Una breve storia dell’uguaglianza”  2021.

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