UN ABBRACCIO DI PACE

di REDAZIONE

Sere fa c’era un programma televisivo in cui si parlava degli antichi romani e della loro capacità di riuscire a stare in pace con le popolazioni straniere che volevano invaderli. E come facevano? Semplice. Esponevano in varie zone della città i simboli religiosi appartenenti ai vari popoli. Quando costoro arrivavano a Roma, vedendo esposti i loro simboli, si sentivano ben accolti e quindi se avessero avuto l’idea di attaccare, ci ripensavano sù.  

Gli unici che non erano ben accolti dai romani erano i cristiani, i quali erano costretti a nascondersi per poter professare la loro religione. 

Una religione monoteista, differente dal politeismo degli altri popoli e perciò gli antichi romani erano ostili a questo nascente modo di pensare perché avrebbe potuto portare diseguaglianza.

Il programma in Tv finì così. Ma noi sappiamo come continuò la storia a Roma tra monoteismo e politeismo. E sappiamo anche che il simbolo della pace divenne una colomba con un ramo di olivo nel becco.  Un simbolo che ora è conosciuto in tutto il mondo. 

Ma nei luoghi in cui viene esposto questo simbolo esiste la pace?

Quando durante la messa il sacerdote dice: “Scambiatevi un segno di pace” e tutti si affannano a cercare una mano da stringere e si scambiano pure il ramoscello di ulivo, costoro davvero fanno pace tra di loro?

E quel sorrisetto che a volte accompagna la stretta di mano, è un sorriso vero o falso?

La pace va di pari passo con la bontà. 

Il dizionario ci dice che bontà significa: “Colui che è sensibile alla sorte degli altri e cerca di procurare loro tutto il benessere possibile e di evitare tutto ciò che li può fare soffrire”.

Eppure durante quella stretta di mano non si pensa affatto a mettere in pratica tutte quelle belle cose che corrispondono al significato di bontà, anche perché molte volte viene stretta la mano a persone che neppure si conoscono e quindi resta solo un gesto simbolico. E purtroppo le religioni sono piene di gesti simbolici ma prive di gesti pratici, reali. Lo stringersi la mano in realtà è un gesto distaccato, la lunghezza delle braccia tese fa si che tra le due persone ci sia un ampio spazio che invece si annulla con un abbraccio. Se nei luoghi dove si espone il simbolo della colomba col ramoscello d’ulivo ci si abbracciasse fortemente tra persone differenti per cultura, religione e stato sociale,  forse davvero si effettuerebbe uno scambio di pace e bontà, perché un abbraccio implica tante altre cose. Per abbracciarsi bisogna saper accettare il contatto con un altro corpo. E quel corpo può essere maleodorante o troppo profumato, può essere vestito di stracci o tutto imperlinato, può avere la pelle scura o chiara, può essere malato o sano, può essere un assassino o un santo….in poche parole, abbracciando un corpo si abbraccia tutto ciò che lui può rappresentare.  Probabilmente con un forte abbraccio poi si può rischiare di prendersi un raffreddore, un virus, i pidocchi, le pulci, di trovare qualcuno che abbracci in modo morboso o talmente forte da ucciderci, ma questi sono i rischi che dovrebbe correre chi vive sotto il simbolo della colomba col ramoscello d’ulivo. Altrimenti avevano ragione gli antichi romani.

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