UNA CONVERSAZIONE ISTRUTTIVA (Parte III)

di Gianni PRINCIPE

Il rapporto con la destra italiana
Significa questo che è giusto affidarsi a Draghi perché è lì per combattere il nemico principale, l’estrema destra?

Qui sta un po’ il cuore del ragionamento: questo schema non permette di cogliere la coesistenza di rischi e di opportunità, allo stesso modo dello schema opposto secondo cui non ci sono margini di intesa con un potere che ha prodotto e non può che continuare a produrre le contraddizioni e le sciagure, sociali e ambientali, che minacciano l’umanità.
Arriviamo così al nocciolo di tutta la conversazione: Draghi non è venuto a ripristinare il potere della destra, facendo spazio a Renzi, Salvini, Berlusconi e Meloni (quella che potrebbe forse guadagnare di più dal suo arrivo, in questa compagnia). Sta continuando sulla strada del Conte2, quella grosso modo attribuibile alla von der Leyen basata sull’asse Merkel-Macron, con più decisione potendo godere, più che dell’atto di imperio di Mattarella, del terrore delle elezioni che serpeggia tra gli eletti. Per questo si è circondato di persone di fiducia e procede con la fermezza che a Conte era negata perché osteggiato da chi nutriva come unica preoccupazione quella di non perdere consenso a vantaggio dei partiti che stavano gestendo la pandemia. L’unico vero favore che Draghi sta facendo a quello schieramento non è l’aver sposato le loro tesi (quali?) ma aver concesso loro di apparire tra coloro che stanno decidendo. Non devono decidere un bel nulla ma possono far finta di farlo.
Come contropartita, può procedere con meno intoppi e senza lasciare spazio alle manfrine dei cosiddetti governatori. Ha ripristinato la struttura centralizzata in capo alla Protezione Civile, che è ad oggi l’unica struttura di cui lo Stato centrale dispone in circostanze in cui è a rischio la garanzia di diritti fondamentali sull’insieme del territorio nazionale, mentre il governo precedente aveva dovuto tornare sui suoi passi alla fine della prima ondata, per non oscurare le Regioni (e Borrelli era scomparso dai radar). Ha insediato un generale come Commissario straordinario per accentrare più di quanto non fosse concesso ad Arcuri (anche lui sotto schiaffo in quanto riconducibile al governo). Per il resto, nessuno può dire se i criteri di assegnazione dei fondi che adotteranno Draghi e Franco saranno davvero diversi da quelli che avrebbero guidato Conte e Gualtieri: l’occhiuta vigilanza di Bruxelles avrebbe pesato comunque, ora la collaborazione sarà più agevole ma l’indirizzo è quello.

Autore

  • Giovanni Principe, detto Gianni, dirigente storico della Cgil, laureato in Architettura ed Economia del territorio, opinionista ed autore di varie pubblicazioni. Da 40 anni al lavoro, su economia e politiche del lavoro (Ispe, Cgil, Isam, Isae, Isfol). Impegnato per cambiare le cose; è il modo giusto di vederle.

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